Si fa sempre più acceso l’attrito mediatico – e non solo – tra il presidente americano Donald Trump e il massimo esperto statunitense Anthony Fauci. E l’ultimo twitt del presidente non promette nulla di buono per la poltrona del virologo.
Il presidente Donald Trump ha alimentato ulteriori speculazioni sul futuro di Anthony Fauci, esperto virologo che gestisce per la Casa Bianca l’emergenza coronavirus negli Stati Uniti. Il presidente ha infatti ritwittato il post originariamente pubblicato dall’ex candidata repubblicana alla Camera Deanna Lorraine, una conservatrice che ha chiesto il licenziamento del miglior specialista in malattie infettive del Paese.
Risale a poche ore fa, il post condiviso da Trump in merito all’operato di Anthony Fauci pubblicato da Lorraine. “Time to #FireFauci” (Tempo di licenziare Fauci)” è l’hashtag incriminato con cui l’ex candidata repubblicana alla Camera ha firmato il twitt; un hashtag ampiamente condiviso anche dal presidente degli Stati Uniti.
Il battibecco da social media – che rischia gravi ripercussioni nel mondo reale – è nato dalle ultime parole che il super esperto della task force americana contro il coronavirus ha rilasciato ai media statunitensi. In pratica, ciò che Fauci ha sostenuto – e ribadito poi nell’ultima intervista domenicale con la CNN – è che se fossero state prese prima certe misure di sicurezza nel Paese, come già tuonato dall’equipe d’esperti, si sarebbero potute salvare molte vite.
Ma al presidente le critiche mosse dall’infettivologo non stanno bene, così come nemmeno alla conservatrice Lorraine: “Fauci ora dice che se Trump avesse ascoltato prima gli esperti avrebbe potuto salvare molte vite. Ma Fauci è lo stesso che il 29 febbraio diceva che non c’era nulla di cui preoccuparsi, e che il virus non poneva alcuna minaccia agli americani in generale”.
Ciò a cui l’ex candidata repubblicana alla Camera si sta riferendo, in effetti, è alle parole che Anthony Fauci proferì in tale data alla conduttrice radiofonica John Catsimatidis. Infatti, proprio quel giorno di fine gennaio, il virologo raccontò in radio che il coronavirus “non è qualcosa di cui il popolo americano deve preoccuparsi o di cui aver paura“, aggiungendo che gli USA hanno diversi “modi per prepararsi e controllare” coloro che provengono dai Paesi colpiti dal virus.
Al momento la relazione tra Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases dal 1984, e il presidente Donald Trump è oggetto di diffuse e scottanti speculazioni. Lo stesso Trump il mese scorso aveva elogiato l’esperto per essere “così professionale”, ma già durante un briefing alla Casa Bianca avvenuto all’inizio di questo mese, il presidente americano ha impedito che Fauci rispondesse a una domanda sul farmaco anti-malaria idrossiclorochina. Un medicinale, questo, tanto promosso da Trump quanto preso assolutamente con le pinze da Fauci. Si attendono, dunque, ulteriori sviluppi in merito alla delicata questione.
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