Dopo due settimane di lockdown totale, passato il drammatico picco dell’epidemia di coronavirus, la Spagna da oggi prova a ripartire. E riaprono,seppure fra rigidissime misure di igiene e sicurezza, alcune attività “non essenziali”.
La Spagna prova a ripartire dopo la grande paura. Ma non tutti sono d’accordo, a partire dagli operatori sanitari che stanno tutti i giorni in prima linea e hanno paura di un ritorno del contagio ai livelli di 15 giorni fa. Dopo due settimane di lockdown totale, passato il drammatico picco dell’epidemia di coronavirus, la Spagna da oggi tenta la rinascita. Riaprono, seppure fra rigidissime misure di igiene e sicurezza, alcune attività non essenziali come uffici, edilizia e industria. Una ripartenza – ricorda il quotidiano El Pais – contestata da molti operatori sanitari e da parte delle forze politiche e amministrazioni territoriali, come la Catalogna.
Restano per ora chiusi scuole, cinema e teatri, ristoranti locali e bar. La riapertura parziale, stabilita con decreto del governo Sanchez del 29 marzo, prevede misure stringenti sui posti di lavoro: distanziamento, uso di disinfettanti e mascherine oltre a ferrei controlli nelle strade, la distribuzione gratuita di 10 milioni di mascherine sui mezzi pubblici a chi non può andare al lavoro sui mezzi privati e la pubblicazione di un decalogo di comportamenti igienico-sanitari corretti.
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