Dovrebbero rialzare le serrande martedì 14: ma molti, soprattutto a Torino, sono contrari; temono per il contagio da coronavirus.
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Il governo ha dato il via libera: le librerie potranno decidere di riaprire il 14 aprile. Dipenderà dai librai decidere se farlo. Un riconoscimento per il libro che diventa un bene primario, importante come il pane, come le medicine, come ciò che nutre e cura, dà sollievo e lenisce. Contenta l’Ali, l’Associazione dei librai italiani, che da tempo si batteva per la riapertura, ma non tutti i librai sono d’accordo. «È controproducente rialzare le serrande quando a tutto il Paese viene chiesto di rimanere a casa». Il titolare della Libreria del Golem di Torino in un post su Facebook ha scritto: «questo lavoro ha una dignità e questa dignità non viene tutelata da tanto. Si è detto di riaprire le librerie perché sono farmacie dell’anima. Prima ci stacchiamo da queste immagini e prima pensiamo alle librerie come posti di lavoro, prima tuteleremo tutta la filiera con i fatti». La preoccupazione dei proprietari è che costringerli ad aprire, oltre a provocare un pericolo per la salute pubblica e per la diminuzione dei contagi, porti a un nulla di fatto, a un fallimento. «Per chi dovremmo tenere aperti se l’obbligo ancora vigente è quello di non spostarsi oltre i duecento metri da casa?». E dire che fino ad ora le consegne a distanza, invece, avevano portato ottimi risultati.
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Schierati con Torino anche alcuni politici. In Lombardia, attraverso un’ordinanza firmata dal governatore Attilio Fontana, è stato deciso che librerie e cartolerie resteranno chiuse fino al 3 maggio, va bene beni essenziali ma così è troppo. I libri potranno essere comprati online o negli ipermercati e nei supermercati, e la regione Piemonte si avvia a fare lo stesso. Li seguono anche alcune province dell’Emilia Romagna. La regione Lazio invece, per voce del governatore Nicola Zingaretti, consente la riapertura nel rispetto delle misure di sicurezza: obbligo della mascherina e dei guanti e contingentamento degli ingressi, “perché il distanziamento sociale non finisce ma ci accompagnerà per una lunga fase”. Molti librai da tutte le regioni firmano una lettera aperta per motivare il No alla riapertura. Nella lettera sono diversi gli spunti, ma soprattutto viene lanciata una domanda: a quali condizioni si riapre? Forse ora è proprio il momento di chiederselo.