Olanda, il paese che probabilmente ha mandato in fumo i piani dell’Italia e di altri Paesi europei che chiedevano gli eurobond per superare la grave crisi economica scatenata dal coronavirus. Wopke Hoekstra prima di essere ministro delle finanze era un petroliere.
Sembra che a vincere in Europa sia stata soprattutto l’Olanda, e questa volta il calcio non c’entra, niente ‘orange’, fermi anche loro per il coronavirus. L’Olanda ha di fatto sbaragliato la concorrenza e ha buttato al vento i piani dell’Italia e di altri paesi europei che chiedevano gli eurobond come strumento economico per superare la grave crisi che attanaglia il vecchio continente a causa della pandemia. Quella stessa Olanda dove solo il 17% della popolazione crede in qualcosa, dove sono rimaste 60 chiese funzionanti e dove è legalizzata l’eutanasia anche per i bambini. Wopke Hoekstra, già dirigente di una grande azienda petrolifera è ora ministro delle Finanze dell’Olanda e di fatto nemico non dichiarato del premier Conte e di tanti suoi omologhi europei.
I coronabond sarebbero obbligazioni europee garantite da tutti gli Stati membri della Ue per consentire ai Paesi a corto di liquidità di affrontare le spese fatte a debito ma necessarie a uscire dalla crisi provocata dal Coronavirus. Ma c’è una spaccatura netta tra paesi membri: i Paesi virtuosi, quelli con i bilanci in ordine, non vogliono impegnarsi accanto ai Paesi spendaccioni, in primis proprio l’Italia. Questo per quanto riguarda il mero denaro. Poi ci sono le ragioni politiche: nei Paesi del Sud Europa si insiste sui Coronabond anche per dimostrare che l’Europa è generosa e funziona e non dare spazio ai “sovranisti” che invece la giudicano matrigna. Ma anche i Paesi del Nord Europa ragionano così: fermiamo i Coronabond, dicono, perché altrimenti i nostri “sovranisti” potranno dire che l’Europa è un carrozzone che si mangia i risparmi dei nostri cittadini. Ma probabilmente la verità è ancora un’altra: la costruzione dei Coronabond sarebbe un grosso passo avanti verso un’Europa più solidale, quindi più federale. E la condivisione di un debito collettivo un passo altrettanto grosso verso l’armonizzazione delle politiche finanziarie, quindi anche di quelle fiscali. ecco perchè, per esempio all’Olanda, non piace.
l’Olanda ha tante peculiarità importanti come per esempio la maggiore altezza media al mondo, sono i più grandi consumatori di liquirizia e hanno la più alta densità di musei per abitante al mondo. Ma sulla virtù e correttezza finanziaria hanno i loro scheletri negli armadi. L’Olanda, infatti, altro non è che un paradiso fiscale. Lo dice un recente rapporto del Parlamento europeo, che ha ufficialmente chiesto alla Commissione Europea di indagare sulle politiche di dumping fiscale attuate nel Paese dei mulini a vento e in altri come Irlanda, Cipro, Malta e Lussemburgo. Il trucco olandese che piace anche a tanti evasori italiani? Abbassare il più possibile le tasse alle aziende straniere che hanno sede fiscale in Olanda. In qualche caso azzerarle, come avviene per le royalties sui brevetti concessi in uso. Così succede che in Olanda abbiano sede 15 mila società e che dei 4.500 miliardi di euro che queste fanno ogni anno transitare per il Paese (circa cinque volte l’intero Prodotto interno lordo olandese), solo 200 siano tassati. Ovvio, anche se paradossale, che le aziende, al posto di pagare le tasse in Francia o in Italia corrano ad approfittare della generosità olandese. Olanda che è di maniche larghe verso gli imprenditori ma stretta verso gli altri Paesi della Ue, che con questo sistema ci rimettono circa 50 miliardi l’anno di tasse non pagate. Di questi 50 miliardi una buona fetta, pare una decina, viene dall’Italia.
Ecco, questa è l’Olanda, dove solo il 17% della popolazione dichiara di credere in qualcosa, dove sono rimaste circa 60 chiese funzionanti e dove, nel 2001 e per la prima volta al mondo, è stata legalizzata l’eutanasia. Per tutti, anche per i minori. Anche se i legislatori hanno previsto che per i ragazzini tra i 12 e i 16 anni sia necessaria l’autorizzazione dei genitori.
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