Un film come quello di Jon Favreau, adattamento fotorealistico del classico animato Il Re Leone non era mai stato realizzato prima. Mai prima di questo film si era infatti visto un cartone animato così interessato dal sembrare estremamente realistico (riuscendoci) dall’inizio alla fine. E mai prima di questa versione live action l’ispirazione più forte per un film erano stati i documentari del canale National Geographic. Non a caso Il Re Leone è stato anche il primo film ad essere girato in realtà virtuale: dopo aver ricreato gli ambienti al computer, li si esplora con un visore per decidere i punti di inquadratura e i movimenti di macchina da eseguire.
Una tecnologia all’avanguardia sull’altare del quale si è sacrificata la spinta riformatrice (dal punto di vista narrativo) che questi adattamenti dei classici Disney avevano sempre avuto. Il risultato è un film che segue quasi pedissequamente la storia di quello originale, replicandolo scena per scena con rarissimi cambiamenti e pochissime aggiunte, ma che cambia completamente la maniera in cui viene rappresentata la savana al cinema.
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La dilatazione dei tempi
Ma è interessante constatare che, nonostante l’aderenza maniacale all’originale, ai suoi dialoghi e persino alle sue inquadrature, questa nuova versione de Il Re Leone dura mezz’ora di più. Una mezz’ora che si distende lungo tutta la storia, che permette una dilatazione dei tempi che ovviamente non era accettabile in un cartone animato. Eppure proprio questo allungamento non aiuta il ritmo, né migliora la percezione che potrebbe avere del film il suo target di riferimento (che sostanzialmente è lo stesso di quello originale).
Amleto e Disney
Anche questa volta vedremo Simba compiere il medesimo percorso che già lo vedeva protagonista nel film originale (che poi è lo stesso percorso codificato da Shakespeare in Amleto). Il cucciolo di leone passerà dall’essere un giovane irrequieto, traumatizzato dalla morte del padre, ad un adolescente problematico e frenato da numerosi complessi, fino al culmine della narrazione, in una notte tempestosa, in cui raggiungerà la maturità necessaria per superare definitivamente il trauma famigliare e reclamare il proprio posto nel mondo. Lo sviluppo del film ha richiesto più di due anni di lavorazione per rendere realistiche tutte le scene. Il regista e gli altri membri della troupe hanno trascorso diverse settimane percorrendo l’Africa da nord a sud con più di 100 kg di attrezzature, fotografando e filmando sia gli animali che i luoghi che hanno poi ispirato le terre in cui si svolge il film, la gola degli gnu e il cimitero degli elefanti.