Un video che mostra quello che, nella vita e sopratutto in questo periodo, non andrebbe mai fatto: prendersi gioco delle leggi del paese, delle forze dell’ordine e del sacrificio di una collettività solo per ribadire le proprie convinzioni o, peggio, anteporre il proprio individualismo ed egoismo sociale al diritto alla salute di tutti.
Un posto di blocco dei carabinieri, come tanti ce ne sono in questi giorni difficili. Inizia così il video che vi proponiamo, e che va a mostrare come, in alcuni casi, la propria visione del mondo ed i propri presunti diritti siano anteposti a quelli collettivi: alla faccia di qualsiasi forma di solidarietà sociale e rispetto dei diritti – e sopratutto dei sacrifici – altrui. “Dove andate?” chiede uno dei due carabinieri. “A Peschiera (Peschiera del Garda, ndr) a fare la spesa” risponde il conducente. Ma a Peschiera è tutto chiuso, comunica il carabiniere. E a questo punto il confronto tra l’uomo alla guida e i due militari cambia: di tono e di sostanza. Se non vivessimo un momento storico drammatico, in cui a tutti è chiesto di fare la propria parte, sarebbe quasi surreale. Il conducente della vettura, con la massima tranquillità, comunica ai carabinieri che, pur se i negozi sono chiusi, “va a fare una passeggiata”. Poi, nell’ordine, si rifiuta di spegnere il motore (“ho un sensore rotto, non posso farlo, se potessi lo farei”), di consegnare la patente (“ve la faccio vedere, voi prendete i dati, lo prevede l’articolo 192 del Codice della strada”) ma sopratutto di mostrare l’autocertificazione.
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“L’autocertificazione è prevista per persone fisiche, cioè per cittadini. Non per il sottoscritto, che è soggetto di diritto internazionale“ spiega l’uomo. E nel farlo, mostra un non ben identificato documento, anche questo solo mostrato attraverso il finestrino. L’uomo era senza mascherina: “Lede la mia salute personale ed è inutile contro i virus” spiega allo sbigottito carabiniere. Dulcis in fundo, all’offerta del carabiniere di compilare il modulo di autocertificazione, ancora un rifiuto: “Dichiarerei il falso, lo stato di salute, che nel Dpr 445 del 2000 articolo 46 non è ammesso”. Ed è anche inutile il tentativo del carabiniere di fare riferimento al decreto del presidente del Consiglio: “E’ un atto amministrativo, non ha forza di legge”. Il video termina con il riferimento dei miltari ad “eventuali atti inviati sulla Pec”: poi i saluti, senza alcuna apparente conseguenza per le quattro persone nella vettura (“sono tutti e quattro diplomatici”, aveva precedentemente spiegato il conducente). Per completezza di informazione, diciamo che l’articolo 192 del codice della strada, al comma 2, prevede che “I conducenti dei veicoli sono tenuti ad esibire, a richiesta dei funzionari, ufficiali e agenti indicati nel comma 1, il documento di circolazione e la patente di guida”: il fatto di mostrare attraverso il vetro la patente può essere considerato un “esibire”. Ma il gesto è senza dubbio provocatorio.
L’altro riferimento legislativo citato, il Dpr 445 del 2000, all’ articolo 46 elenca le possibili dichiarazioni sostitutive di certificazioni tra le quali non c’è nulla che faccia riferimento allo stato di salute. Anche in questo caso l’affermazione del conducente è formalmente accettabile, ma parte dal presupposto che i decreti del presidente del Consiglio non abbiamo valore di legge: anche qui la forma – evidentemente studiata – è corretta, perchè i dpcm sono in effetti atti amministrativi, equiparati ad una fonte di legge secondaria. Ma comunque è un potere del governo regolamentato per legge (la 400 del 23 agosto del 1988). Le questioni sono tre: la prima è di natura etica. In un momento come quello che stiamo vivendo, con oltre sedicimila persone morte, un sistema sanitario allo stremo, un mondo in lockdown per una pandemia globale, è inaccettabile un atteggiamento del genere. Solidarietà, rispetto per chi è in prima linea in questa battaglia (e le forze dell’ordine lo sono), condivisione dei sacrifici che milioni di italiani stanno facendo da oltre un mese, consapevolezza del dramma che stiamo vivendo: nell’atteggiamento del protagonista del video non c’è niente di tutto questo. Emerge solo la volontà di tutelare un presunto diritto: suo, e delle tre persone in macchina con lui. Diciamo presunto perchè, anche in seguito ad una veloce ricerca su internet, di sedicenti “soggetti di diritto internazionale” ne sono saltati fuori diversi dalla cronaca di questi giorni: tutti multati, o denunciati.
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La seconda questione afferisce alla sfera dell’informazione e della comunicazione: è stata annunciata la creazione di una task force a palazzo Chigi contro le fake news. Una situazione del genere rientra appieno nella fattispecie: esiste lo status di “soggetto di diritto internazionale”? E’ tutelato realmente? il circolare di questi video non crea confusione, o peggio ancora non potrebbe incitare a replicare un simile comportamento? A noi pare che solo la pubblicazione e la divulgazione da parte dell’autore di un video del genere sia una azione che crea disinformazione. Infine la terza: è possibile che un carabiniere si debba trovare così – almeno in apparenza – disarmato di fronte ad un atteggiamento del genere? E’ necessario, sopratutto ora, che gli operatori delle forze dell’ordine siano in possesso di tutte le informazioni necessarie utili a gestire situazioni del genere. Sono in prima linea, per le strade, a gestire situazioni spesso delicate. Il ministero dell’Interno provveda a creare le condizioni perchè tutti gli operatori siano in grado di avere le giuste risposte a provocazioni come quelle che abbiamo visto nel video. Perchè si, di provocazione si tratta: a prescindere da convinzioni, status e ruoli, al protagonista del video non costava nulla rispettare le regole che tutti noi seguiamo. Quantomeno per rispetto di chi, a causa di atteggiamenti simili, si è ammalato ed è magari anche morto.
Insomma, lo Stato deve fare un ulteriore deciso passo in avanti, chiarendo i confini di ciò che è lecito, ed intervenendo dove ci sono lacun. Un esempio pratico? Ce lo ha mostrato il
commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri,
durante una conferenza stampa nella sede della Protezione
Civile: “Anche lo Stato, in combinazione virtuosa con i privati, potrà mettersi a produrre le mascherine, così tanto utili in questa guerra”. “È giusto che anche lo Stato svolga un ruolo più attivo per fronteggiare questa emergenza – ha spiegato – Ci stiamo
pensando. Stiamo acquisendo strumentazioni necessarie e
approfondendo gli aspetti logistico-organizzativi”. Lo Stato deve mettere in condizione i suoi rappresentanti, e tutti i cittadini, di affrontare questa emergenza: con le mascherine, con gli interventi finanziari, con la corretta informazione e con gli strumenti giusti per evitare che egoismo e presunzione possano mettere in difficoltà un carabiniere che svolge le sue funzioni.