Bruno Vespa commenta il discorso di ieri sera del premier Conte. Dubbi sulla patrimoniale, sulla fase 2, e sul Mes.
Dopo la pioggia di reazioni al discorso del premier Conte di ieri sera, oggi arriva anche il commento di Bruno Vespa, che analizza il discorso del premier. Il giornalista presenta sul Giorno una serie di dubbi e critiche dopo la conferenza stampa di ieri sera, che ha prolungato il lockdown fino al 3 maggio. Titolo del pezzo: Troppe nubi sulla ripartenza.
E, innanzitutto, lo scetticismo non riguarda la sola figura di Conte. Il primo dubbio riguarda infatti la piccola patrimoniale proposta dal Pd per redditi superiori a 80mila euro. Stando alle previsioni, questa patrimoniale permetterebbe di raccogliere 1,3 miliardi. Ma Vespa non appare del tutto convinto. “In un Paese di evasori di massa, è giusto colpire 800mila persone (per l’ 85 per cento lavoratori dipendenti e pensionati, cioè chi non può evadere), l’1,9 per cento del totale, che da sole già versano il 25 per cento di tutta l’Irpef?“, si chiede Vespa.
Poi, i dubbi sulla reazione europea, sulle misure proposte per garantire respiro e slancio economico a un sistema lavorativo piegato dal lockdown. Vespa fa notare come, nonostante molti siano i dubbi rimasti sulle decisioni dell’Eurogruppo, c’è però una certezza. Il solo punto fermo sembra essere: niente Eurobond. Ed è una posizione radicale, che emerge dalle parole del ministro dell’Economia olandese Woepke Hoekstra. Cosa resta sul piatto? Una linea di credito del Mes senza condizionalità per le spese sanitarie dirette e indirette. Il giornalista evidenzia: “Una buona cosa, ma è complicata e soprattutto è lontana. Se sto annegando, non mi è di grande consolazione vedere una nave all’orizzonte”. Resta la promessa di Conte, che proprio ieri sera ha ribadito l’intenzione di non abbandonare la battaglia per gli Eurobond. Ma Vespa non nasconde il proprio scetticismo a riguardo: sarà molto dura farsi valere ai tavoli europei.
Ma il vero punto cardine della critica del giornalista riguarda la riapertura post lockdown. Il prolungamento della chiusura fino ai primi di maggio comporta un prolungamento della chiusura di tutte le attività produttive. O quasi. Una scelta che appartiene propriamente all’Italia. La Spagna ha intenzione di agire diversamente: ha deciso di riprendere già a partire da lunedì. “La Spagna – evidenzia Vespa – ha molta paura del crollo economico”. Una paura che in Italia rimane inascoltata, perché il Paese sarebbe “paralizzato da lavoratori e scienziati”.
Oltre alla contrarietà di medici e ricercatori, Vespa fa notare anche l’avversione da parte degli stessi lavoratori a un qualsiasi tipo di riapertura. Il motivo sarebbe l’impossibilità di adottare le adeguate misure di sicurezza (a causa di ovvie mancanze, riguardanti soprattutto i dispositivi di protezione). A questo punto Vespa commenta icastico: “Evidentemente preferiscono la cassa integrazione al lavoro, con il rischio di tornare a fabbriche ormai chiuse”. Per il giornalista resta dunque una speranza: che il nuovo comitato per le riaperture riesca ad arginare il disastro prima che sia troppo tardi.
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