Coronavirus, sanità: ecco come dovrà cambiare

Coronavirus, sanità: ecco come dovrà cambiare - meteoweek
Gli insegnamenti che l’emergenza lasceranno in eredità al Paese e al Servizio sanitario nazionale (Ssn) cambieranno la sanità.

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Iniziamo garantendo un punto saldo: la sanità non può essere valutata in caso di emergenze come una pandemia globale ma solo in stato di ordinarietà, tuttavia è importante in situazioni straordinarie fare un bilancio e valutare il proprio sistema. Possiamo considerare tra le virtù di un servizio sanitario il possesso di un significativo grado di elasticità che consenta, in condizioni di emergenza, di rispondere in modo efficace e tempestivo alle nuove ed impreviste domande di tutela. La capacità di fare sistema, tra territori e strutture, tra luoghi e professionalità, appare uno dei punti saldi del nostro Paese, che oggi è considerato un esempio virtuoso in tutto il mondo. Ci sono ancora, però, degli aspetti che, terminata l’emergenza pandemica andrebbero limati: in primo luogo le risorse umane. Necessari formazione e reclutamento dei professionisti sanitari, medici ed infermieri. Senza questo il disastro potrebbe coinvolgerci tutti. In secondo luogo, le risorse finanziarie ed organizzative. La stagione dei pesanti tagli alla sanità deve finire. Un Paese degno di questo nome ha bisogno di una sanità stabile, finanziata dallo stato e sostenuta dalla ricerca. Infine equità nell’accesso alle prestazioni e autonomie territoriali. La stagione dei piani di rientro dalle situazioni di disavanzo sanitario, avviata una quindicina di anni fa in quasi tutte le regioni del centro-sud, ha portato in evidenza le reali e profonde differenziazioni esistenti all’interno del Paese nel rendere effettivo il diritto alla salute. L’incapacità di alcuni sistemi sanitari regionali di offrire quei livelli essenziali di assistenza (Lea) che la Costituzione vuole garantiti sull’intero territorio italiano, ha colpito tutti. Oggi non si può più temporeggiare.
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La propagazione del virus ad oggi in Italia agisce in ogni regione in maniera autonoma: nell’arco di 8 giorni (dal 31 marzo al 7 aprile), l’incidenza dei casi Covid-19 in Lombardia è passata dallo 0,43% allo 0,52%, oltre il doppio di quella media calcolata su tutta Italia (che è lo 0,22%, in crescita rispetto allo 0,17% al 31 marzo). In Piemonte l’incidenza di casi Covid-19 si attesta a 0,31%, nella Regione Lazio è dello 0,07%. I dati mostrano che la percentuale di casi attualmente positivi (94.067) sulla popolazione nazionale è pari allo 0,16% dell’intera popolazione nazionale (era lo 0,13% al 31/3). La percentuale di casi (135.586) sulla popolazione italiana è lo 0,22%, in crescita rispetto allo 0,17% (al 31/3).