Migranti: ucciso 16enne afghano nel campo di Moria a seguito di una lite. Il ragazzo sarebbe stato accoltellato da un connazionale. Altri 4 feriti in una rissa.
Migranti, Grecia: un ragazzo afghano di 16 anni è morto a seguito di un accoltellamento nel campo di Moria, a Lesbo. A ucciderlo sarebbe stato un connazionale. Lo stesso giorno, nello stesso campo, sono rimaste ferite altre 4 persone durante una rissa, secondo fonti della polizia locale. E i due casi sembrerebbero correlati.
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A procurare la morte della vittima un 20enne afghano nella notte tra martedì e mercoledì. Il sedicenne è stato trasferito immediatamente in ospedale, ma è poco in poco tempo. La giovane vittima era uno dei 7 figli di una famiglia afghana che abitava un uliveto, fuori dal campo di Moria. Poco dopo, altra violenza. Quando gli abitanti del campo sono venuti a conoscenza della morte del ragazzo, a Moria è scoppiata una rissa che ha portato a 4 feriti. Due di questi si trovano in condizioni gravi. E comunque le notizie di oggi non stupiscono.
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Frequenti, infatti, sono le notizie di risse e violenze al campo di Moria. I richiedenti asilo sono circa 19.000 migranti affollati in un campo che potrebbe contenerne 2.800, in condizioni igieniche e umane spaventose. Non a caso, a causa dello scarso rispetto di diritti umani, il campo è comunemente chiamato “giungla” da diverse Ong. Il governo stesso ha definito Moria una “bomba sanitaria“. Soprattutto in tempi di coronavirus. Al momento, comunque, non si registrano contagiati ufficiali. Eppure potrebbe essere solo questione di tempo. Altri due campi profughi sono già stati messi in quarantena la settimana scorsa: erano comparsi i primi casi da Covid-19.
Covid-19 e campi profughi in Grecia: possibile bomba sanitaria
Sono già due i campi profughi messi in quarantena dal governo greco. Si trovano a nord di Atene. Si tratta di una decisione presa dopo che almeno 28 migranti sono risultati positivi al tampone. Ad annunciarlo è il ministro dell’Immigrazione Notis Mitarakis. Nel frattempo le Ong lanciano un allarme più generale: se la pandemia dovesse diffondersi nei campi nelle isole dell’Egeo, sarebbe una vera catastrofe. A tal proposito, arrivano le rassicurazioni di Mitarakis: ”Stiamo adottando tutte le misure necessarie per impedire la diffusione del virus”.
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E i numeri in Grecia non diminuiscono. Finora sono 1.800 i contagi confermati; 81 morti. Nell’isola del campo di Moria, l’isola di Lesbo, sono 6 i contagi registrati, e una sola vittima. Questo in rapporto alla popolazione dell’isola: 20mila persone. A far temere è soprattutto un elemento: come applicare le norme sanitarie e di distanziamento sociale in campi di per sé già sovraffollati? A farlo notare è il coordinatore di Medici senza frontiere a Lesbo, Marco Sandrone. Si tratta di misure inapplicabili in luoghi in cui le condizioni di vita sono ”terribili”. Proprio per questo è arrivata la richiesta di Medici senza frontiere: evacuazione immediata della popolazione ad alto rischio (anziani e malati cronici). E l’Ong conclude: “è irresponsabile, ora più che mai tenere i migranti nei campi”.