Il cardinale Pell prosciolto dall’Alta Corte australiana: libero. L’alto prelato era stato condannato a 6 anni per aver abusato sessualmente nel 1996 di due coristi di 13 anni nella sacrestia della cattedrale di Melbourne.
Per i giudici australiani esiste «una possibilità significativa che sia stata condannata una persona innocente». Il cardinale George Pell torna libero dopo 13 mesi di carcere, stava scontando una condanna a 6 anni per pedofilia in Australia. L’ex capo della Segreteria per l’Economia del Vaticano, ha vinto il ricorso presso l’Alta Corte australiana, che ha deciso il suo proscioglimento. Era rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Barwon in seguito alla sentenza emessa nel dicembre del 2018: era stato ritenuto colpevole di molestie sessuali nei confronti di due chierichetti di 13 anni nella sacrestia della cattedrale di Melbourne nel 1996, quando era arcivescovo della diocesi. Lui si è sempre dichiarato innocente. Il cardinale dovrebbe lasciare la prigione oggi e il suo futuro all’interno della Chiesa è da definirsi.
“Sono estremamente felice per l’assoluzione del cardinale George Pell dall’accusa di pedofilia. Mi legano a lui profonda amicizia e grandissima stima. Non ho mai dubitato della sua innocenza, ora finalmente riconosciuta”. Lo ha dichiarato all’Ansa il cardinale Camillo Ruini. “George Pell – aggiunge l’ex presidente della Cei – è un autentico testimone di Gesù Cristo che ha pagato un prezzo
durissimo per la sua fedeltà al Signore e alla Chiesa. Il suo esempio di coraggio e di generosità è una luce per tutta la Chiesa”.
L’argomento del ricorso di Pell era focalizzato sul fatto che il cardinale non avrebbe avuto il tempo materiale o l’occasione di commettere gli abusi che sarebbero avvenuti ai danni dei due chierichetti. E l’Alta Corte australiana ha ritenuto che fosse «significativa la possibilità di aver condannato una persona innocente perché le evidenze non hanno soddisfatto il livello di prova necessario». I sette giudici hanno stabilito all’unanimità che i giudizi di grado inferiore non avevano dimostrato la sua colpevolezza «oltre ogni ragionevole dubbio». Il cardinale, secondo le accuse, si era mosso in prima persone affinchè le famiglie ricevessero un risarcimento minimo per gli stupri subito dai loro figli.
La condanna di Pell si fondava quasi esclusivamente sulla testimonianza dell’unica vittima sopravvissuta, che aveva reso le sue dichiarazioni a porte chiuse. L’altro chierichetto era morto di overdose nel 2014. «Ho sempre professato la mia innocenza, mentre soffrivo di una grave ingiustizia — ha dichiarato il cardinale —. Non provo alcun risentimento nei confronti del mio accusatore. Non voglio che la mia assoluzione si sommi alla sofferenza e all’amarezza che molti provano. Di sofferenza e amarezza ce ne sono state abbastanza». Papa Francesco aveva nominato Pell revisore delle finanze vaticane nel 2014, e aveva detto che avrebbe commentato il caso quando si fosse concluso l’iter processuale. Pell è rimasto cardinale ma ha perso il ruolo di tesoriere dopo la condanna.
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