Nell’omelia tenuta a stamattina il Papa ha parlato e poi rivolto una preghiera per coloro che vengono giudicati con accanimento pur essendo innocenti.
Papa Francesco, nella messa che si è tenuta stamattina a Santa Marta, ha iniziato il suo discorso raccontando della persecuzione subita da Gesù Cristo, e di come “i dottori della legge” si siano ingiustamente accaniti contro di lui. Il Pontefice ha poi continuato spiegando che Cristo è stato infatti “stato giudicato sotto accanimento, con accanimento, essendo innocente. Io vorrei pregare oggi per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta, per l’accanimento”.
Un riferimento implicito forse, quello di Bergoglio alla recente assoluzione del Cardinale Pell, da lui nominato personalmente, ma costretto poi alle dimissioni dopo la sentenza in cui era stato condannato.
Il Papa ha poi continuato affermando che nessun essere umano arriva nel nostro e nasce nel nostro mondo per mera casualità. Ogni persona possiede un destino. Un destino libero secondo il pontefice, “un destino nell’elezione di Dio: io nasco col destino di essere figlio di Dio, di essere servo di Dio, col compito di servire, di costruire, di edificare. E questo dal seno materno”.
Commentando nella sua omelia le letture del giorno, ha raccontato di come Gesù abbia servito il suo signore fino alla morte, e che proprio la sua morte agli occhi di molti poteva sembrare una sconfitta. In realtà il suo sacrificio “sottolinea il modo di servire che noi dobbiamo prendere nella nostra vita: servire e darsi, darsi agli altri, servire e non pretendere per ognuno di noi qualche beneficio che non sia il servire”. L’intera umanità, intesa come popolo di Dio ha dunque lo scopo di servire il proprio signore e quando il popolo di Dio si allontana da questo atteggiamento di servire è un popolo apostata, si allontana dalla vocazione che Dio ha dato. E quando ognuno di noi si allontana da questa vocazione di servire si allontana dall’amore di Dio, edifica la sua vita su altri amori, tante volte idolatrici”.
Il Pontefice ha poi continuato affermando che Ci sono nella vita cadute, ognuno di noi è peccatore e può cadere, ed è caduto. Soltanto la Madonna e Gesù, tutti gli altri siamo caduti, siamo peccatori”. Ma quello che importa è l’atteggiamento davanti al Dio che mi ha eletto, che mi ha unto come servo.
Ma la soluzione, quando si pecca, è sempre quella di chiedere il perdono di Dio. A riguardo Bergoglio, cita l’esempio di Pietro che giurò al Signore per ben tre volte che mai lo avrebbe rinnegato, fino invece a farlo soltanto qualche ora dopo al canto del gallo. Invece “la strada del servo quando scivola, quando cade: è chiedere perdono. Invece quando il servo non è capace di capire che è caduto, quando la passione lo prende in tal modo che lo porta all’idolatria, apre il cuore a Satana, entra nella notte.E’ quello che è accaduto a Giuda”.
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Il pontefice poi, nella sua conclusione ha chiesto ai fedeli di rivolgere un pensiero a Gesù Cristo, morto in croce per rimanere fedele alla vocazione di servire il suo Dio a qualunque costo. “Pensiamo oggi a Gesù ha il servo fedele nel servizio, la sua vocazione è servire fino alla morte, morte in croce. Pensiamo a ognuno di noi, parte del popolo di Dio: siamo servi, la nostra vocazione è per servire, non per approfittare del nostro posto nella Chiesa, servire, sempre in servizio. Chiediamo la grazia di perseverare nel servizio, alle volte con scivolate, cadute, ma la grazia almeno di piangere, come ha pianto Pietro”.
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