La strategia “democratica” della Svezia di non chiudere dopo l’esplosione del coronavirus non paga. Negli ultimi giorni si registra un’impennata di contagi e di morti
L’Europa chiude tutto dopo l’esplosione del coronavirus, la Svezia mantiene la sua flemmatica calma e continua a non imporre misure restrittive. Lo scenario, però, potrebbe mutare in brevissimo tempo vista l’impennata di contagi e morti che si è registrata negli ultimi giorni. Non siamo ai livelli di Italia e Spagna, tanto per citarne due, ma il campanello d’allarme è suonato forte anche nelle stanze del governo. A Stoccolma e non solo si continua ad andare per strada per acquisti d’ogni genere, si può andare al ristorante o a farsi tagliare i capelli. E persino i bambini al di sotto dei 16 anni vanno ancora a scuola. Ma tutto ciò comincia a far emergere il caro prezzo da pagare: i numeri parlano di contagi in grossa ascesa e presto in grado di raggiungere vette non più controllabili.
In effetti, non mancano coloro che si dicono preoccupati di un approccio troppo morbido che già comincia a portare a un tasso di mortalità più elevato rispetto ad altri paesi nordici. Sinora, insomma, un lockdown svedese non si è visto nemmeno col binocolo, nonostante i vicini – dalla Norvegia alla Finlandia – abbiano già chiuso i ponti da un pezzo. Sebbene il Governo abbia chiuso le scuole (solo) superiori e vietato le riunioni di oltre 50 persone, il primo ministro, Stefan Löfven ha preferito in pratica fare affidamento al senso di responsabilità civile dei suoi connazionali, raccomandando agli anziani di stare a casa e chiedendo di evitare spostamenti non necessari e di lavorare da casa.
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Più di cento persone contagiate dal Covid-19 sono morte nelle ultime 24 ore in Svezia. Lo afferma l’agenzia pubblica di sanità. Il Paese, poco più di 10,3 milioni di abitanti, aveva mantenuto un certo lassismo, per poi prendere qualche misura di contenimento. Ora i contagiati sono 7.693 e i morti 591, con una mortalità notevolmente più alta di quella riscontrata negli altri Paesi scandinavi.
Se si pensa che nella vicina Norvegia che ha da subito applicato misure restrittive si registrano “solo” 77 persone decedute in totale, si può ben intuire perché anche gli esperti comincino a dire la loro e a fare pressioni sul Governo. Stefan Hanson, un infettivologo svedese, ha affermato che la situazione non è ancora del tutto persa in Svezia, con ampie parti del sud e del nord che finora hanno mostrato bassi tassi di infezione. “Ma a Stoccolma – ha spiegato – sta rapidamente diventando preoccupante. Ora esiste un rischio reale che i casi salgano così in alto che gli ospedali non possono farcela”. Ciò, ha proseguito, è dovuto a “una politica molto confusa e poco chiara, senza obiettivi chiari che cerca di proteggere solo gli over 70. Cerca poi di imporre alcune misure di distanziamento fisico piuttosto lievi e inutili”.
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