L’ex numero due del Sisde era stato condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. “Il denaro ricevuto non ripaga la sofferenza”, dice Contrada dopo la sentenza.
Arriva una sentenza storica per le sorti di Bruno Contrada. L’ex numero due del Sisde ha infatti ricevuto un risarcimento per ingiusta detenzione, dopo la richiesta da lui presentata. L’uomo era stato condannato a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, con una sentenza confermata ormai 14 anni fa. Il 25 febbraio del 2006, infatti, con un clamoroso colpo di scena fu data la condanna sentenziata nel 1992. Nel frattempo, in quei 14 anni si è registrato per Bruno Contrada un ribaltamento della sentenza e poi l’annullamento dell’iniziale assoluzione.
Il processo ai danni di Bruno Contrada è tornato dunque alla corte d’appello di Palermo, per quello che è stato un vero e proprio calvario. L’ex numero due del Sisde ha scontato otto anni della pena, tra la detenzione in carcere e gli arresti domiciliari. Nel frattempo ha cercato aiuto nella Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, i cui giudici hanno condannato l’Italia a risarcire Contrada. Quest’ultimo era stato anche radiato dalla polizia, ma da Strasburgo arrivò un ulteriore sostegno: Bruno Contrada, secondo la Cedu, non andava processato visto che il reato contestato ha assunto una dimensione precisa solo dopo i fatti a lui contestati.
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Se la condanna nei confronti di Bruno Contrada è arrivata nel 1992, infatti, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è stato delinato nel 1994. Fu la sentenza Demitry, infatti, a rendere più chiari i contorni di questo genere di reato. Così il legale di Contrada ha approfittato di questo vizio di forma per chiedere la revoca della condanna. Una revoca arrivata dopo l’inammissibilità dichiarata dalla corte d’Appello di Palermo. Ora per Bruno Contrada è arrivato il risarcimento da ben 670mila euro, ma l’uomo si sente comunque ferito dallo Stato che lui ha servito per tanti anni.
Bruno Contrada: “Il denaro non basta”
“I danni che io, la mia famiglia, la mia storia personale, abbiamo subito sono irreparabili e non c’è risarcimento che valga – ha dichiarato dopo l’annuncio del risarcimento – . Io campo con 10 euro al giorno. Stare chiuso per il coronavirus non mi pesa: sono stato recluso 8 anni. Il denaro non può risarcire i danni che ho subito in 28 anni. Quando nel 2017 la Cassazione ha recepito la sentenza della corte europea per i diritti dell’uomo, confortata dalla decisione della grande Camera di Strasburgo dove 17 giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso dell’Italia ho provato un momento di gratificazione. L’Europa riconosceva la mia sventura umana e giudiziaria. Ma io provavo sofferenza solo a leggere i documenti di quella causa che cominciavano ‘Bruno Contrada contro l’Italia’“.
Bruno Contrada ha ricordato con dolore tutto ciò che ha subìto. Una ferita grave e profonda nonostante tanti anni al servizio dello Stato. “Ho vissuto fin da piccolo col valore altissimo della Patria, l’Italia, e dello Stato. Solo per questo avrei diritto a un risarcimento solo perchè hanno distrutto le certezze e i valori in cui ho creduto una vita. Per me indossare la divisa da ufficiale dei bersaglieri a 22 anni, e poi quella della Polizia di Stato fino a diventare dirigente generale, era tutto. Anche in carcere applicavo quei valori comportandomi bene e rendendomi utile con i consigli e l’esempio per i compagni di detenzione“.