Il giornalista delle Iene positivo al coronavirus è Alessandro Politi che lo ha dichiarato in un video andato in onda a “Live non è la D’Urso”.
Chiarezza alle Iene
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Il segreto è stato svelato. Il caso di positività al coronavirus alle Iene oggi ha un nome. Nei primi giorni di aprile la redazione del programma di Italia1 Le Iene aveva annunciato un caso di positività al Coronavirus.
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Inizialmente sembrava che il contagiato non riguardasse la squadra di professionisti presente negli studi televisivi, e Mediaset aveva preferito sospendere il programma per cautela sanitaria. Nel comunicato si leggeva che avevano invitato tutti i professionisti coinvolti a restare in isolamento domiciliare. A distanza di un mese importante dettaglio giunge a margine della situazione. Chiarezza ma anche tante riflessioni sul caso che sta interessando Alessandro Politti, la iena contagiata.
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Alessandro Politti è ancora positivo al virus
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La trasmissione dovrebbe riprendere il 23 aprile, ma ieri, durante la trasmissione condotta da Barbara D’Urso, nel suo consueto appuntamento serale della domenica ha mostrato un video. L’interessato è Alessandro Poletti che ha raccontato il suo terribile percorso con il virus.
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I sintomi della malattia sono scomparsi quasi subito ma trenta giorni dopo il primo test lui è ancora positivo al coronavirus. Nel video ha posto interessanti interrogativi. Quanti potrebbero essere positivi e non saperlo senza il test? Ho avuto febbre e tosse per pochi giorni, poi mi sono sentito bene. Ma dopo un mese il mio tampone è ancora pienamente positivo. Ormai è quasi un mese che sono senza sintomi, ma l’esito è sempre lo stesso: pienamente positivo. Ho chiesto se è normale, i medici hanno ipotizzato che potrei aver preso una carica virale più aggressiva. Il mio corpo fortunatamente la sta gestendo bene ma ci vuole più tempo per debellarla – spiega Politi -. Perché le istituzioni permettono a persone che hanno avuto i miei stessi sintomi di uscire di casa dopo 15 giorni senza aver ricevuto un tampone? Quante persone potrebbero essere a lavorare con il rischio di diffondere il virus?“
