Un tablet e sei robot con l’aspetto di un bambino aiutano da un paio di settimane il personale sanitario. Si tratta di un ulteriore sostegno per curare gli infetti da Coronavirus.
Nella lotta contro il Coronavirus, che in Italia prosegue in maniera costante, ogni arma è concessa. Devono averlo pensato i vertici dell’Ospedale di Circolo di Varese, i quali hanno cercato di potenziare il personale a propria disposizione. Per questo motivo, da un paio di settimane si sono aggiunti dei medici speciali. Si tratta di elementi fuori dal normale, visto che stiamo parlando di sette robot. L’aggiunta tecnologica si è concretizzata proprio per monitorare nel migliore dei modi i malati infetti da Coronavirus, che sono ricoverati nel nosocomio.
In particolare, questi sette robot sono stati disposti nel reparto di isolamento dell’ospedale. Si tratta di Ivo, un tablet sostenuto da un’asta montata su ruote, e di sei robot con l’aspetto di un bambino. Questi ultimi sono stati ribattezzati Sanbot Elf. Uno di loro, tra le altre cose, avrebbe potuto essere protagonista di una mostra dal titolo “Robot, The Human Project“, che però non è mai partita. L’emergenza Coronavirus ha bloccato questa iniziativa, ma ha comunque consentito ai questi robot di mettersi al lavoro, più che mettersi in mostra.
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I robot, oltre che per una funzione di monitoraggio dei malati di Coronavirus in isolamento, hanno anche una funzione sociale. Infatti non servono solo a misurarne i parametri vitali, ma anche a rispondere alle loro domande e a farli sentire un po’ meno soli in questo processo difficile. In particolare, Ivo viene comandato a distanza dal personale sanitario, attraverso un computer o uno smartphone. E tramite un sistema di videochiamate consente la comunicazione tra i pazienti e lo stesso personale medico e sanitario. Gli altri sei robot, invece, restano fermi dentro alle stanze e a propria volta fungono da monitor per le loro condizioni e da “compagnia” nei momenti più difficili.
“Ivo era stato progettato per consentire ai bambini malati di leucemia di partecipare alle lezioni – ha dichiarato Paolo Grossi, direttore del reparto di malattie infettive – . In questo caso è stato modificato per permettere di seguire i malati da remoto, evitando al personale sanitario il tempo della vestizione, e riducendo il consumo di dispositivi di protezione. La presenza degli altri sei robot cerca di risolvere un’esigenza legata al lungo isolamento, che è sorta nel prendersi cura di questi malati“.