Arrivano nuovi sviluppi in merito al caso Savarino, vigile ucciso nel 2012 dopo essere stato travolto da un suv guidato da due nomadi serbi. Scarcerato uno dei due accusati di omicidio.
La notizia è ufficiale. La Corte di Milano ha scarcerato, con concessione degli arresti domiciliari, Milos Stizanin, il nomade serbo chiamato a processo per concorso nell’omicidio volontario di un agente di Polizia locale. Quel vigile, che perse la vita il 12 gennaio del 2012 a Milano, era Niccolò Savarino, travolto e ucciso da un suv, mentre svolgeva un controllo di routine all’interno di un parcheggio della città.
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Caso Savarino, scattano i domiciliari per complice a processo
Milos Stizanin, nomade serbo chiamato a processo per la morte del vigile Savarino, è stato dunque scarcerato: scattano per lui gli arresti domiciliari. A deciderlo è stata la Corte d’Assise del capoluogo lombardo, presieduta da Ilio Mannucci Pacini. Dopo aver accolto l’istanza proposta dai difensori del nomade, e quindi gli avvocati David Russo e Lorenzo Castiglioni, lo sconto della pena per il 26enne continuerà nella sua abitazione.
Secondo quanto riportato dall’ANSA, nell’ordinanza odierna i giudici spiegherebbero, infatti, che si sarebbero “affievolite” le esigenze cautelari a carico del giovane, dato anche che “deve considerarsi che sono ormai trascorsi 8 anni dal fatto” che gli viene contestato, per “un delitto non premeditato” e per il quale ha già “trascorso più di un anno in custodia cautelare” in carcere.
Ad ogni modo, il processo a Stizanin è al momento lasciato in sospeso, ma comunque “potrà subire ulteriori rinvii” – sempre secondo quanto ha scritto nell’ordinanza la Corte di Milano – a causa della drammatica emergenza coronavirus. Con gli arresti domiciliari, comunque, secondo i giudici non sussisterebbero pericoli di inquinamento probatorio, per ciò che concerne il processo, né tanto meno di fuga da parte dell’imputato.
Il caso Savarino, due nomadi alla guida del suv che l’ha ucciso
Niccolò Savarino ha perso la vita nel 2012, dopo essere stato ucciso mentre era in servizio nella città di Milano. Ad essergli stato fatale è stato l’impatto con il suv guidato dall’allora 17enne Remi Nikolic, già condannato in via definitiva a 9 anni e 8 mesi dai giudici minorili e che, poi, ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali. Assieme a lui, in quella stessa auto, c’era anche Stizanin, ora 26enne e che venne in seguito incarcerato anche per illeciti di droga commessi nel suo paese d’origine, in Serbia.
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A luglio 2019, dopo 7 anni dalla morte dell’agente, a Stizanin era stata notificata in carcere un’ordinanza con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato. Un provvedimento, questo, che era stato emesso su richiesta del pm Mauro Clerici – che è tra l’altro contrario alla scarcerazione decisa dalla Corte di Milano – dopo che, nel processo del 2018, gli venne riqualificata l’accusa da favoreggiamento a vero e proprio concorso in omicidio.