Non c’è limite al peggio: adesso spuntano anche gli hacker, sciacalli tecnologici che cercando di intercettare il flusso di denaro che arriva dai donatori.
Sciacalli tecnologici
Come sempre gli italiani si sono messi una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio. E anche se continuiamo a ripeterci che a certe cose dovrebbe pensarci lo stato, con le tasse che richiede ai cittadini, ogni volta che c’è un’emergenza la gente del nostro paese è pronta a fare sacrifici immani.
LEGGI ANCHE > Indagine su settanta vittime al Pio Albergo Trivulzio di Milano
LEGGI ANCHE > Oltre 1,2 milioni di persone malate nel mondo
Il cuore degli italiani
C’è chi lascia qualche caffè pagato, piuttosto che un pacco di pasta o generi di prima necessità che il supermercato possa dare a chi ne ha bisogno punto. Ma ci sono stati anche milioni di italiani che, con bonifici, conti correnti postali, SMS solidali o semplici telefonate, hanno devoluto milioni e milioni di euro in beneficenza. L’ente che in questo momento ha privilegiato di più di queste donazioni è stata senza dubbio la Protezione Civile, anche perché era quella che ne aveva più bisogno.
Lo sciacallaggio
Come in qualsiasi emergenza non mancano, purtroppo, i fenomeni di sciacallaggio: persone che hanno ripulito gli appartamenti delle aree che erano state chiuse in zona rossa fine dai primi giorni dell’emergenza. Ma ci sono anche quelli che, con un semplice foglio stampato con le credenziali del Ministero dell’Interno o della Croce Rossa Internazionale, chiedono alle persone di poter entrare nei loro appartamenti per effettuare dei controlli, a volte anche anche un tampone. Nella migliore delle ipotesi il tampone bisogna pagarselo: non vale nulla e costa dai 50 ai 100 €. Nella peggiore delle ipotesi, ed è successo a molti anziani, questi disgraziati entrano in casa e rubano tutto quello che possono. Quando il malcapitato se ne è accorto ormai è già troppo tardi.
Lo sciacallaggio elettronico
Ma in questo periodo estremamente social e di comunicazioni veloci e a volte anche un po’ troppo incaute, non ci facciamo mancare niente, neanche lo sciacallaggio elettronico. L’Interpol ha lanciato un allarme
sull’aumento degli attacchi hacker agli ospedali impegnati contro il coronavirus, a scopo di estorsione. Gli hacker, dotati di sofisticati sistemi di intrusione anche all’interno delle reti protette, fanno irruzione nei server, li bloccano e prima che il tecnico riesca a capire di essere sotto attacco, gli hacker sono già riusciti a intercettare il feed delle donazioni o peggio l’accesso ai fondi.
Il ricatto elettronico
In queste ultime ore, poi, è stato diffuso un ulteriore comunicato da parte dell’Interpol che avverte tutti gli ospedali e le fondazioni attive sul fronte benefico che esistono delle forme di ricatto on line estremamente rischiose. In pratica, in pochi minuti, gli hacker riescono a penetrare all’interno dei sistemi di sicurezza elettronici e a paralizzarli. A quel punto non è possibile far nulla: non soltanto ricevere donazioni ma anche compiere le più semplici operazioni amministrative.
LEGGI ANCHE > Mascherine obbligatorie? Borrelli “Io non le uso”
LEGGI ANCHE > P!nk positiva al coronavirus: sta bene e dona un milione di dollari
Come operano gli hacker
Gli hacker, dopo circa un’ora, inviano un messaggio con il quale chiedono un riscatto. Di solito bisogna pagare in Bitcoin o attraverso alcuni conti di comodo difficilmente rintracciabili. Una volta pagato il riscatto la struttura elettronica viene liberata. Ma una volta che i pirati informatici hanno trovato il modo di entrare, spesso non c’è alcun modo per impedire loro di entrare ulteriormente. L’Interpol ha già denunciato numerosi casi, alcuni dei quali reiterati e ripetuti, avvenuti in diversi paesi del mondo. Di qui la nota informativa inviata a tutti i 194 membri dell’istituzione per cautelarsi, per quanto possibile, di fronte anche al fenomeno dello sciacallaggio elettronico.