Purtroppo la grande generosità degli italiani finisce per diventare oggetto dell’interesse senza scrupoli dei truffatori. Le forze dell’ordine chiedono attenzione, cautela e collaborazione.
Tra i sempre più numerosi episodi di sciacallaggio che si stanno moltiplicando dal giorno dell’inizio dell’emergenza del Coronavirus, ci sono quelli più facili da individuare e non per questo meno pericolosi. Se è vero che negli ultimi giorni è emersa una vera e propria rete di hacker capace di penetrare nei sistemi di sicurezza degli ospedali e delle fondazioni benefiche paralizzandole (per chiedere un riscatto) o sottraendo denaro, ci sono anche numerose persone che raccolgono soldi per imprecisate associazioni benefiche.
A volte si appostano fuori dagli ospedali: in particolare quelli che sono al centro delle cronache nazionali e cittadine come il Papa Giovanni XXIII a Bergamo, il San Martino a Genova o il Sacco a Milano. Ma in particolare in questi ultimi giorni il maggior numero delle denunce arriva soprattutto dallo Spallanzani e dal San Camillo di Roma. Si tratta di piccoli gruppi di persone, mai più di due o tre, che senza dare troppo nell’occhio chiedono un contributo per l’acquisto di tamponi e mascherine. Si fermano una, massimo due ore. Poi si dileguano e cambiano zona.
Sono moltissime per la verità anche le raccolte on line di sciacalli più tecnologici: si organizzano in poche ore con un sito di facciata realizzato al minimo costo su un indirizzo che possa essere in qualche modo riconducibile alla pandemia e poi chiedono soldi. Si tratta quasi sempre di piccoli versamenti da effettuare via Pay Pal o con donazioni su carta di credito. Per rendere la cosa più credibile affiancano foto e simboli di ospedali ed enti benefici più noti.
La polizia postale nelle ultime ore è intervenuta oscurando alcune pagine web: due gli indagati che avevano dato vita ad altrettante raccolte fondi non autorizzate e sconosciute all’ente beneficiario, uno a favore della terapia intensiva dell’Ospedale Spallanzani e l’altro destinato al San Camillo di Roma. Dietro la truffa c’erano un pensionato e la figlia. Il conto corrente virtuale sul quale chiedevano di far confluire le donazioni è stato sequestrato.
Molte di queste raccolte seguono il principio del crowdfunding: ovvero, ci si prefissa l’obiettivo di raggiungere una certa cifra. La prima delle iniziative, per esempio, aveva in programma di raggiungere i 100mila euro. E per farlo si affidano a piattaforme già esistenti, e che sono del tutto all’oscuro della truffa, come Gofundme che vengono utilizzate in modo nobile da molte associazioni o anche semplicemente da artisti per sovvenzionare la loro opera. Il sito riportava indebitamente anche il logo della Regione Lazio, copiato senza alcuna autorizzazione.
La seconda raccolta invece era pubblicata su una pagina Facebook cosa che chiunque può fare in pochi minuti e senza difficoltà, promuovendo in questo caso l’Ospedale San Camillo di Roma. Sono bastate poche indagini per verificare che gli ospedali non erano a conoscenza della raccolta fondi e che le somme di denaro donate sarebbero confluite su una carta di credito ricaricabile intestata a una persona di Roma. Di qui l’oscuramento delle pagine e le denunce. Ma anche l’invito a tutti i cittadini a diffidare e informare le forze dell’ordine se dovessero avere la sensazione di essere incappati in qualche truffa personale o on line.
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