Il procuratore generale Giovanni Salvi emette una nota che serve per far riflettere. L’emergenza Coronavirus sta rendendo via via peggiore la situazione nelle carceri italiane.
La situazione del Coronavirus in Italia inizia a essere stazionaria di giorno in giorno. La curva si sta inclinando verso il basso, seppur in maniera impercettibile, stando agli ultimi bollettini della Protezione Civile. Cala il numero dei contagi anche al cospetto di un evidente aumento dei tamponi effettuati. Ma c’è ancora una situazione che preoccupa nel nostro Paese. È quella della gestione delle migliaia di persone recluse nei carceri di tutta Italia. Una situazione che rischiava di degenerare già un mese fa, quando il Coronavirus si è diffuso in Italia.
E allora ecco che arriva una nuova proposta, che questa volta parte da una delle corti principali sul piano giudiziario. È la Corte di Cassazione a emettere una nota, che suona come un monito a chi decide la sorte delle persone sotto processo. Il procuratore generale Giovanni Salvi ha invocato la possibilità che si tengano in considerazione soluzioni alternative alla traduzione dei colpevoli in carcere. Anche perchè le case circondariali sono già fin troppo piene di persone incarcerate. E la situazione attuale del Coronavirus, in condizioni igieniche e di sicurezza precarie, potrebbe peggiorare tutto.
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Dunque la nota redatta da Salvi vuole essere un modo per incentivare una rivalutazione dei reati, le cui pene vanno scontate in carcere o agli arresti domiciliari. “Mai come in questo periodo, va ricordato che nel sistema processuale il carcere costituisce l’extrema ratio. Occorre incentivare la decisione di misure alternative idonee ad alleggerire la pressione delle presenze non necessarie in carcere. Ciò deve essere valutato limitatamente ai delitti che fuoriescono dal perimetro presuntivo di pericolosità e con l’ulteriore necessaria eccezione legata ai reati da ‘codice rosso'”.
Nella nota, Salvi ribadisce dunque che l’emergenza Coronavirus deve consentire di prendere i singoli casi di arresto con le molle. “Ad eccezione dei casi di rilevante gravità e di assoluta incompatibilità dovrebbe privilegiarsi (rispetto alla custodia cautelare in carcere) la scelta degli arresti domiciliari, ove necessario anche con l’uso dei braccialetto elettronico, se disponibile. In caso di indisponibilità, la giurisprudenza di legittimità in materia impone comunque un bilanciamento delle diverse esigenze, tra cui quella della tutela della salute individuale e collettiva è particolarmente significativa”.