Coronavirus, Africa: l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell prende posizione. “Aiutare Africa è nel nostro interesse”. E’ quanto ha affermato in vista della riunione dei ministri dello sviluppo.
Arriva l’appello dell’Alto commissario Ue, Josep Borrell, sulla situazione in Africa dovuta all’emergenza coronavirus. “Dobbiamo aiutare l’Africa, è nel nostro interesse. Se non risolviamo il problema in Africa non risolviamo il problema in Europa. Loro non hanno la stessa capacità sanitaria che abbiamo in Europa, è chiaro che il coronavirus può causare maggiore danno in Africa che da noi”. E’ quanto affermato da Borrell al termine della videoconferenza con i ministri degli Esteri Ue. Lo ha annunciato in vista di un altro appuntamento: la prossima settimana, l’8 aprile, si avrà luogo la riunione dei ministri dello Sviluppo. E aggiunge che in quella sede si discuteranno “ulteriori e concrete misure”.
Borrell ha infatti sottolineato un fatto che non può essere ignorato, e che va assolutamente evitato. Se i Paesi africani dovessero trovarsi di fronte alla stessa curva epidemica che ha travolto l’Europa, la situazione sarebbe irrecuperabile. Le dimensioni del disastro sanitario sarebbero gigantesche, per ovvie ragioni. Basti un dato: in Africa c’è in media un medico ogni 10.000 abitanti. In Europa ce ne sono invece 38. Ma non è solo una questione di solidarietà verso i meno attrezzati ad affrontare tale crisi. Come ha sottolineato Borrell, aiutare l’Africa è fare l’interesse dell’Ue. Evitare che il virus si diffonda dei Paesi limitrofi vuol dire anche evitare un’ondata di ritorno in Europa. E quindi evitare una seconda crisi.
Con il discorso di Borrell concorda anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Bisogna che l’Africa diventi una priorità assoluta della comunità internazionale attraverso un investimento massiccio di risorse”, dice il segretario generale. Servono quindi risorse ingenti e una corsa al tempo, perché il rischio è che la malattia faccia “milioni e milioni” di contagiati. Per quanto riguarda le risorse, le Nazioni Unite credono che saranno necessari 3 trilioni di dollari. Sono i soldi necessari sia per fronteggiare la pandemia, sia per le economie dei Paesi in via di sviluppo. In un’Europa che fatica a unirsi su un fronte comune per combattere la crisi, la situazione africana sembra molto lontana. Ma il rischio è molto grande: ciò che verrà debellato a Nord, potrebbe tornare da Sud.
Intanto è la Cina a rivolgersi verso l’Africa. Ha già lanciato una forte presenza diplomatica volta a fornire grandi quantità di materiale sanitario ai Paesi africani. E in questo non c’è solo solidarietà o paura di un contagio di ritorno. Si tratterebbe di una vera e propria mossa strategica: confermare la sua penetrazione nel continente. Oppure, al peggio, l’idea sarebbe anche di rafforzare relazioni di amicizia con diversi Paesi africani. Tra i diversi finanziatori, spicca il sostegno del miliardario cinese Jack Ma, fondatore di Alibaba. Tramite lui sono arrivati in Africa: 5,4 milioni di mascherine, 1 milione di test diagnostici e 40mila tute protettive. Arrivano poi anche i soldi di Huawei, e arrivano in Tunisia, Sudafrica, Zambia e Kenya. Il direttore dell’Africa Cdc, John Nkengasong ha commentato così gli aiuti: “La Cina s’è mossa in nostro favore. Il suo aiuto è per noi cruciale e salvifico“.
Si tratta di una stretta relazione, quella tra Cina e Africa, che prosegue da tempo. Negli ultimi quindici anni, gli scambi commerciali tra i due Paesi si sono moltiplicati per undici. Ora superano i 170 miliardi di euro. Stessa cosa per gli investimenti cinesi in Africa, moltiplicati per sette. Ora raggiungono i 5,4 miliardi di euro.
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