Si è pronunciata oggi la Cassazione, in merito alla questione che vede coinvolte le famiglie composte da due mamme e bambini nati tramite procreazione assistita: il ricorso è stato respinto a una coppia veneta.
In data odierna, è arrivata la conferma da parte della Cassazione: la madre è soltanto chi ha partorito il figlio della coppia. Questo vale anche per i bimbi nati in Italia ma concepiti all’estero con la procreazione medicalmente assistita.
Di conseguenza, nel caso di una coppia formata da due donne, all’interno della quale una delle due porta avanti la gravidanza, i figli che nascono possono avere una sola mamma che li riconosce: colei che li ha partoriti. L’altra partner, secondo quanto ufficializzato dalla Cassazione, non potrà essere riconosciuta anche lei come genitore allo stato anagrafico.
In data odierna, i giudici hanno dunque confermato il verdetto emesso dalla Corte d’appello di Venezia. La stessa che, con un decreto del maggio 2018, aveva respinto il reclamo di una coppia lesbica del Veneto effettuato contro il rifiuto dell’ufficiale di stato civile di eseguire una dichiarazione congiunta di riconoscimento della loro bambina, nata tramite inseminazione artificiale all’estero.
Secondo quanto riporta l’AGI, la sentenza depositata oggi dalla Corte di Cassazione, allora, afferma che “tale divieto, desumibile anche da altre disposizioni che implicitamente (ma chiaramente) postulano che una sola persona abbia diritto di essere menzionata come madre nell’atto di nascita, in virtù di un rapporto di filiazione che presuppone il legame biologico e/o genetico con il nato, è attualmente vigente all’interno dell’ordinamento italiano e, dunque, applicabile agli atti di nascita formati o da formare in Italia, a prescindere dal luogo dove sia avvenuta la pratica fecondativa”.
La decisione della Cassazione è stata portata a compimento a seguito di un ricorso, effettuato, presso la Corte d’appello di Venezia, diverso tempo fa da una coppia lesbica originaria del Veneto. Le due donne si sono sposate in una unione civile, ma desideravano che anche la partner “intenzionale” venisse dichiarata mamma della piccola nata in Italia con inseminazione effettuata all’estero.
Una decisione che non si aspettavano, quella pervenuta oggi, e che chiude le porte a molte altre coppie di mamme come loro. Le donne si sono definite “deluse“, secondo quanto riporta l’ANSA, e adesso sono intenzionate a fare ricorso alla Corte di Strasburgo. Una battaglia, la loro, portata avanti grazie all’aiuto dell’avvocato Alexander Schuster, noto legale delle famiglie arcobaleno.
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