Test rapidi per verificare se si è stati a contatto con il Coronavirus? Esistono e sono in vendita, ma l’affidabilità non è certa. Questa biologa molecolare li sponsorizza ma ecco perché non vanno bene.
Attenzione ai test rapidi! Nel video qui sotto mostriamo l’appello di una biologa che sostiene l’utilizzo dei test fai-da-te per verificare la positività o meno al Covid-19. Non sono però così attendibili, come dichiarato dal Ministero della Salute, quindi occhio alle bufale…
Nel video proposto, la dottoressa Carolina Cerza, biologa molecolare in un laboratorio privato, parla della possibilità di eseguire test rapidi di screening sulla popolazione. Questi test sono attualmente in vendita, ma perché qualcuno non li ritiene attendibili?
Nel video vediamo come la stessa Dr.ssa Cerza, pur essendo favorevole all’utilizzo di questi test, sostenga che si sia “mosso un mercato parallelo di questi test rapidi, che vengono venduti ed eseguiti, col rischio di non utilizzare una procedura corretta, perdendo così la possibilità di avere una misurazione corretta dei positivi, negativi o asintomatici, senza poter avere quindi uno screening adeguato della popolazione per la regione Lazio“.
“Questi sono test certificati, con certificazione CE“, riferisce la dottoressa, sono acquistabili e possono essere eseguiti privatamente.
“Dentro il test rapido c’è una card dove si mettono due gocce di sangue e si attende che il sangue scorra fino alla banda di controllo, dove si può verificare se si è stati a contatto col virus o se c’è un’infezione in corso“, continua la biologa.
Questo genere di test, che consiste nella ricerca degli anticorpi IgM e IgG, non risulta però totalmente attendibile, poiché il sistema più adeguato sembra essere il tampone rino-faringeo. Ministero della Sanità ne ha quindi sconsigliato l’uso. Nel comunicato del 19 marzo 2020 si leggeva:
“Il CTS ritiene doveroso ribadire che, a oggi, l’approccio diagnostico standard rimane quello basato sulla ricerca dell’RNA nel tampone rino-faringeo. Inoltre, si conferma che non esiste alcun test basato sull’identificazione di anticorpi (sia di tipo IgM che IgG) diretti verso SARS-CoV-2 validato per la diagnosi rapida di contagio virale o di COVID-19”. Lo rende noto il Comitato Tecnico – Scientifico in una nota stampa.
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità sta attualmente valutando circa 200 nuovi test rapidi basati su differenti approcci e che sono stati portati alla sua attenzione; i risultati relativi a quest’attività screening saranno disponibili nelle prossime settimane. Nel suggerire cautela nell’impiego di test non validati, il CTS è disponibile a fornire opinioni e suggerimenti alle Regioni che lo dovessero richiedere”, conclude la nota.
Statisticamente alcune delle somministrazioni fai-da-te potrebbero essere state veritiere. Il punto è che su larga scala le somministrazioni private potrebbero essere state non eseguite correttamente o gli stesi test non essere abbastanza precisi.
Si spera che presto i ricercatori possano sviluppare test rapidi che possano essere somministrati, come sperava la dottoressa, con modalità più veloci rispetto a quelle attuali, e che gli studiosi possano accertarsi dell’effettiva validità o meno di tutti i test fai-da-te per il Covid-19, così da poter escludere e sconsigliare gli erronei e perfezionare quelli che possono avere un funzionamento più esatto
“Anche se non c’è ancora una validazione nazionale, credo valga la pena di cominciare ad usare i test rapidi sierologici per gruppi di popolazione”. Lo afferma il virologo Fabrizio Pregliasco su Rainews24. Ciò, spiega, “per avviare un’indagine epidemiologica e per monitorare la diffusione dell’epidemia a livello locale”. “Non sappiamo ancora molto in merito all’immunità al SarsCov2 ma sulla base delle conoscenze relative al virus Sars del 2001 è stato evidenziato lo sviluppo di immunoglobuline della memoria e una certa immunità, almeno per alcuni anni, si dovrebbe mantenere”. Ma per i test rapidi sierologici che rilevano gli anticorpi, ha detto, “non c’è ancora una completa sicurezza rispetto al rischio di falsi positivi e negativi. E’ necessaria dunque una validazione a livello nazionale”. Nel frattempo però, ha concluso, “vale la pena cominciare a utilizzarli per gruppi mirati, al partire dai sanitari”.
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