Il Dott. Claudio Cerchione, Dirigente Medico Ricercatore – Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori – IRST IRCCS, Presidente della Society of Hematologic Oncology (SOHO) Italy, nonché Ambasciatore dell’MD Anderson Cancer Center per l’Italia, ci ha parlato di quanto sia necessario, per i pazienti affetti da patologie oncoematologiche, continuare i percorsi terapeutici.
Dottore, l’emergenza covid ha purtroppo rotto tutti gli equilibri. Quali sono le scelte messe in campo dalla vostra struttura al fine di arginare i potenziali pericoli del virus e come vi state muovendo?
La pandemia che stiamo vivendo ha sicuramente colpito in modo particolare una branca come l’ematologia che già di per se è particolarmente complessa per la tipologia di pazienti che gestiamo, per l’armamentario terapeutico che quotidianamente mettiamo in atto nella battaglia contro le neoplasie oncoematologiche, che comprendono non soltanto il trattamento attivo chemio-immunoterapico, ma anche tutto ciò che riguarda il percorso dei nostri pazienti visto a 360 gradi: le cure palliative, la terapia di supporto e tutto il resto. La prima scelta che abbiamo dovuto prendere è stata l’individuazione di tutte le prestazioni indifferibili, che tramite telemedicina abbiamo provveduto a valutare singolarmente con un triage telefonico gestito da noi medici, insieme agli infermieri specialist, per tranquillizzare il paziente e visionare digitalmente tutte le indagini che avevano effettuato in previsione del prossimo controllo e per rimandare lo stesso a data da destinarsi.
I pazienti in cura sono assistiti con la stessa attenzione e scrupolosità di sempre
Abbiamo selezionato le prestazioni indifferibili, intese come tutti i trattamenti attivi salvavita, pertanto i pazienti di nuova diagnosi che stanno intraprendendo un nuovo percorso terapeutico, tutti i pazienti in recidiva, e tutti quelli che hanno un trattamento in corso. Per questi pazienti è stato predisposto un triage telefonico per la valutazione di eventuali sintomi sospetti. Nel momento in cui si recano in struttura abbiamo messo in atto, grazie alla nostra direzione sanitaria, una tensostruttura nella quale vengono valutati preventivamente sia per la sintomatologia, sia nel caso di minimo sospetto, per un percorso differenziato rispetto agli altri pazienti. Qualora ci fosse un dubbio fondato vengono trasferiti in un reparto di sospetti covid.
Maggiore sicurezza garantita, dunque?
Certo. Per quanto riguarda le persone che accedono alla struttura, vi è sicuramente un enorme attenzione a rendere ancor più sicure quelle norme igieniche alle quali istruiamo i nostri pazienti sin dall’inizio del percorso diagnostico. Regole che vengono considerate imperative per tutto il nostro staff medico e paramedico. Inoltre ci impegniamo a rendere minore possibile il tempo che la persona trascorre in struttura mediante la preparazione preventiva della lettera di dimissione, che viene consegnata nel momento in cui effettuano il trattamento.
Essere scrupolosi senza dimenticare le cure e la battaglia che si sta affrontando
La risposta può apparire forse scontata, ma c’è da ricordare che il nemico numero uno, anche in questa fase così delicata dell’emergenza, resta il tumore. Il paziente deve fidarsi della nostra valutazione, del nostro mettere sulla bilancia i rischi e i benefici dall’accesso in istituto e pensare che andrà tutto bene se si seguono ancor più, in un momento così particolare, le nostre direttive.
Quali sono i consigli che i malati oncoematologici devono mettere in pratica?
Raccomandiamo igiene, che deve essere ancora più maniacale, sia per il paziente che per chi fa parte del suo nucleo familiare. E’ importante, inoltre, ridurre i contatti, soprattutto con persone che possono essere sospette e attenersi alle norme da noi consigliate. Altra cosa importante: non rimandate le terapie.