Si alza il vento | perché rivedere il film di Hayao Miyazaki su Netflix

Continua ad arricchirsi il catalogo Netflix dedicato ai film dello Studio Ghibli. Tra i titoli aggiunti più recentemente, c’è anche Si alza il vento, ideale testamento cinematografico di Hayao Miyazaki. Il maestro giapponese lo definì il suo ultimo lavoro prima del suo ritiro dalla carriera cinematografica, ma nel 2017 decise di tornare sui suoi passi, rivelando di essere impegnato alla realizzazione di un nuovo lungometraggio. 

Si alza il vento sarebbe dovuto essere l’ultimo film di Hayao Miyazaki. È la trasposizione cinematografica dell’omonimo manga scritto dallo stesso Miyazaki. Si tratta di un’opera semi-biografica che rielabora in maniera fittizia un periodo della vita di Jirō Horikoshi, progettista e inventore del Mitsubishi A5M e del modello successivo Mitsubishi A6M Zero, gli aerei da caccia usati dalla Marina imperiale giapponese durante la seconda guerra mondiale.

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Si alza il vento | il testamento di Miyazaki

C’è una affermazione molto forte in Si alza il vento che dice che “l’arco creativo di un artista dura una decade. Eppure con l’ultimo film (ad oggi) della sua carriera, Hayao Miyazaki smette di ripetere se stesso come aveva fatto negli anni precedenti e torna a fare quello che ha sempre saputo fare meglio: cose nuove e mai viste prima. Si alza il vento è infatti un biopic (e già questo è sicuramente un elemento inusuale per il cinema d’animazione) racconta la storia di Jiro Horikoshi, grande progettista di aerei giapponese, nonché idolo dello stesso Miyazaki. È evidente fin da subito che il regista, figlio di un ingegnere aereo, senta una profonda vicinanza tra il proprio lavoro e quello del protagonista del suo film (piccola curiosità: Horikoshi, nella versione originale, è doppiato da Hideaki Anno, autore di Evangelion). Entrambi, infatti, creano macchine attraverso il sogno e l’immaginazione. Per questo motivo il suo film biografico è anche un film auto-biografico, per interposta persona. 

La creatività dell’uomo

Tutta la vita di Jiro Horikoshi è raccontata attraverso le sue creazioni e il processo che ha portato ad esse. Lo svolgimento dei fatti (reali e documentati) serve a Miyazaki per mette in scena l’evoluzione di una fantasia primordiale (non a caso una delle scene più belle del film, quella dell’incontro tra il piccolo Jiro e il conte Caproni, avviene in un sogno che entrambi pensano essere il proprio). Ed è anche in questo senso un dei film del regista in cui più ci si appassiona alle soluzioni tecniche (intese proprio come meccaniche e non solo come registiche) e si esulta per la risoluzione di un problema ingegneristico. Nelle mani di Miyazaki la biografia di un uomo diventa una grande avventura appassionante, narrata ovviamente attraverso i mezzi che da sempre il maestro nipponico utilizza nei suoi film (attimi di dolcezza, ottimismo, fiducia nella natura). 

I sentimenti prima dei fatti

Sempre più forte negli ultimi anni della sua carriera è stata la voglia di non essere mai davvero chiaro e preciso nella scansione degli eventi, ma di mescolare quello che deve essere spiegato con quello che è possibile anche solo intuire (quando non serve un fatto per raccontare qualcosa, ma basta un sentimento). Miyazaki con Si alza il vento supera i propri confini e si permette persino il primo bacio francese del suo cinema, non temendo anche di suggerire un atto sessuale.

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