Il Ministro degli esteri parla dell’emergenza sanitaria italiana e di come l’Europa dovrebbe aiutare gli stati in difficoltà.
Il Ministro degli esteri Luigi Di Maio in un’intervista a Fan Page ha parlato dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e di come l’Europa dovrebbe contribuire nella ricostruzione: “L’Italia chiede di poter spendere tutto quello che serve, per aiutare i nostri disoccupati, i nostri studenti, i nostri anziani, i nostri imprenditori, i nostri lavoratori. Per farlo abbiamo bisogno del sostegno della Banca centrale europea e abbiamo bisogno in questo momento di condividere i rischi a livello europeo, per poi condividere le opportunità insieme. Quella che stiamo attraversando è una crisi sanitaria ed economica, che metterà a dura prova le nostre imprese, e non vogliamo che ci siano dei limiti a livello europeo che non ci permettano di aiutare la nostra gente. Il tema è farci trovare pronti o farci trovare ancora una volta in ritardo, perché questo non possiamo permettercelo. Anche perché l’Italia non ha colpe, questa è una pandemia. Ci sono altri Paesi europei che se la stanno vedendo brutta. Sarà una lunga trattativa, la più difficile che sia mai stata affrontata nella nostra Storia, e il presidente del Consiglio Conte sta lavorando per raggiungere il miglior accordo possibile“. “Adesso è prematuro dire cosa succederà se non si raggiungerà un accordo sui Coronabond. Il popolo italiano ha sempre dato all’Unione europea, è il momento in cui legittimamente chiediamo e pretendiamo aiuto. Ci vogliono strumenti nuovi, che siano all’altezza della crisi che stiamo affrontando. Potrebbe essere una crisi economica peggiore di quella del 2008-2009“.
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Sulla riapertura non si sbilancia: “Sarà la comunità scientifica a dirci quando riaprire, del tutto o in parte. C’è un comitato scientifico che dirà al governo quando potremo tornare alla normalità. Quello che posso dire è che quanto più saremo responsabili, stando a casa, prima riapriremo. Se invece continueremo a fare i furbi – i dati del ministero dell’Interno sulle denunce lo dimostrano – allungheremo i tempi della chiusura, che ovviamente ha anche un impatto economico“.
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