In un’intervista rilasciata a Libero, Marco Liorni parla del Coronavirus e del modo di affrontare l’argomento nel suo programma del sabato pomeriggio di Rai Uno, Italia sì.
Per Marco Liorni raccontare l’epidemia vuol dire raccontare gli italiani: «È il momento di capire chi siamo. In fondo è nelle situazioni difficili che emerge, nel bene e nel male, di quale pasta siamo fatti».
Secondo il conduttore Rai come usciremo da questo momento? «Non so se sarà così automatico. Penso, semmai, che dovremmo mettere fin da ora sul tavolo i buoni propositi, le nostre preoccupazioni, le riflessioni maturate finora. Lavorarci su già adesso, anche perché quello che è davvero a rischio è il nostro benessere mentale».
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Risvolti psicologici della quarantena secondo Marco Liorni
Liorni è preoccupato per gli effetti di questa quarantena sulle persone: «All’inizio, quando è esplosa l’epidemia, siamo usciti sui balconi per abbracciarci virtualmente e sentirci comunità. Adesso però arrivano i problemi economici, le solitudini, i problemi psicologici: a Italia sì ne stiamo parlando molto perché in questa guerra non bisogna solo sopravvivere fisicamente ma mantenere anche un equilibrio mentale».
Liorni commenta così uno dei momenti più emozionanti di questo periodo, la benedizione Urbi et orbi del Papa: «Mi ha commosso. È stata un evento molto evocativo, anche solo dal punto di vista estetico: il Papa ha affrontato da solo il vuoto assordante di quella piazza, caricando su di sé le solitudini di ciascuno».
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Marco Liorni: “L’Unione Europea deve riscoprire il cuore”
Per il presentatore è importante che le chiese restino aperte, perché le persone sappiano di non essere sole.
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Spazio anche ai pensieri sulla politica attuale e, in particolare, sul comportamento della UE in questa particolare situazione: «La sua riottosità a darci credito è palese. Abbiamo bisogno che nella Ue ci siano persone che vedano al di là dei conti riscoprendo il cuore, ossia lo spirito dei padri fondatori. È da lì che bisogna ripartire. Altrimenti l’Ue non ha senso».