Coronavirus: sembrava finita, ad Hong Kong ritorna l’incubo

Dopo due mesi di isolamento ed il lento ritorno alla normalità, Hong Kong registra una seconda ondata di contagio. Riparte una nuova quarantena.

Ripartono i contagi ad Hong Kong: dopo due mesi di quarantena, restrizioni e provvedimenti emergenziali, la regione autonoma stava lentamente tornando alla normalità. Una brusca risalita dei contagi ha infranto la speranza: si deve tornare all’isolamento.  I parchi e i cinema sono stati chiusi e sono stati vietati di nuovo gli assembramenti di più di quattro persone. La preoccupazione degli esperti è che ciò possa succedere anche in Europa e Nord America. Eppure il peggio sembrava essere superato: la riapertura, dopo mesi di isolamento, di uffici, negozi e fabbriche sembravano indicare un ritorno deciso alla normalità. Un sogno durato solo qualche giorno, purtroppo. Hong Kong è infatti sprofondata di nuovo nell’incubo Covid-19: il numero dei contagi è tornato drammaticamente a salire. Nella sola giornata di venerdì 27 marzo ci sono stati 65 nuovi casi, secondo i dati riportati dal quotidiano francese Le Monde. Al momento si contano 518 casi su 7,4 milioni di abitanti: un dato che stupisce, anche perchè Hong Kong aveva superato quasi indenne l’epidemia: quattro vittime e poche centinaia di contagi.

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Dopo due mesi di quarantena, che aveva bloccato il paese a gennaio e febbraio, la città aveva ripreso lentamente le attività di tutti i giorni: i mezzi pubblici erano tornati a circolare, era possibile uscire per fare passeggiate, bar e ristoranti erano tornati a funzionare. Ma è durato poco. Nell’ultima settimana sono stati registrati nuovi contagi, con un picco di 82 casi rilevati soltanto domenica. Le autorità hanno deciso, a quel punto, di  raggiungere un livello tale da richiedere nuove misure restrittive. Sotto accusa ci sono soprattutto i cittadini europei e nord americani che in dieci giorni hanno fatto triplicare i casi positivi, saliti dai 150 del 15 marzo a più di 460, il 26 marzo. Così da qualche giorno tutti sono di nuovo costretti a rimanere a casa, i parchi e i cinema sono stati chiusi, gli assembramenti di più di quattro persone in pubblico sono stati vietati. Visto che almeno in parte i nuovi casi di contagio sembrano essere arrivati dall’estero, l’aeroporto è stato chiuso agli stranieri, anche solo a quelli in transito, e i residenti di rientro sono messi in quarantena per 14 giorni.

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La preoccupazione degli scienziati è che quanto è successo a Hong Kong sia lo scenario più probabile per i prossimi mesi anche in Europa e in America. Vale a dire è altamente probabile, come sottolinea The Atlantic, che dopo questa quarantena ce ne sia un’altra immediatamente dopo se non si mantiene alta l’attenzione soprattutto per quanto riguarda il distanziamento sociale. Secondo Gabriel Leung, rettore dell’Università di Medicina di Hong Kong ed esperto di epidemie, citato dalla rivista, “la reintroduzione delle misure restrittive è la più discussa tra gli esperti e i governi mondiali. C’è bisogno di queste misure a vari gradi di intensità fino a quando si verificano l’immunità di gregge o una disponibilità sufficientemente estesa di un vaccino somministrato almeno a metà della popolazione”. Sono questi, secondo l’esperto, gli unici modi possibili per sconfiggere definitivamente il virus.

 

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