Coronavirus, Ema sta testando 40 farmaci come possibili terapie

L’Agenzia Europea per i Medicinali (Ema) sta valutando la possibilità di utilizzare 40 farmaci come possibili terapie contro il Coronavirus.

L’Agenzia europea del farmaco (Ema), in costante dialogo con aziende ed enti che sviluppano medicinali, sta testando 40 farmaci come potenziali terapie contro il Covid-19. Al momento, però, l’Ema è in attesa di risultati che possano determinarne l’efficacia.

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Tra le potenziali terapie su cui si sta sperimentando ci sono due farmaci utilizzati solitamente nelle terapie antimalariche, due antivirali usati contro l’Hiv, un antivirale per l’Ebola, un farmaco che decelera il decorso della sclerosi multipla e un antireumatico.

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Lo sviluppo e l’approvazione di farmaci sicuri ed efficaci per trattare il Coronavirus non sono, però, l’unica priorità dell’Agenzia europea dei farmaci (Ema). Gli esperti dell’ente di regolamentazione stanno collaborando e supportando anche l’attività di alcuni istituti di ricerca che stanno provando a sviluppare dei vaccini anti-Covid-19.

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In questo momento sono in corso di sperimentazione circa 12 potenziali sieri che dovrebbero rendere la popolazione immune dal contagio di Coronavirus. Per adesso nessun farmaco ha dimostrato ancora totale efficacia nel trattamento del Covid-19. Nessun vaccino è stato ancora trovato e presumibilmente i tempi saranno ancora lunghi.

Tra i vari farmaci in corso di sperimentazione ci sono: Lopinavir/Ritonavir, un’associazione farmacologica utilizzata per il trattamento dell’Hiv; Clorochina e Idrossiclorochina, usate nei trattamenti contro la malaria e alcune malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide; l’Interferone Beta, che si usa nei trattamenti della sclerosi multipla; il Remdesivir, un antivirale per l’Ebola; e gli anticorpi monoclonali.

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Per quanto riguarda i vaccini, due sarebbero già in sperimentazione clinica di fase I e i test sarebbero condotti su volontari privi di qualsiasi patologia. Lo sviluppo, però, potrebbe richiedere diverso tempo. L’Ema ha previsto, sulla base di esperienze pregresse e delle informazioni disponibili sul Cronavirus, che potrebbe essere necessario almeno un anno per l’approvazione di un vaccino e per la sua diffusione.