Intervistato da Fanpage, Maurizio Landini ha negato che durante le contrattazioni con il governo riguardo le attività da chiudere, il suo sindacato sia stato succube della Confindustria.
Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, è stato intervistato da Fanpage.it a proposito della contrattazione che il suo sindacato ha condotto con il governo. Contrattazione che è servita a stilare la lista di tutte quelle attività commerciali che il governo ha in seguito sospeso, considerandole non essenziali. A Landini è stato innanzitutto chiesto se durante le contrattazione, Confindustria abbia avuto sul governo un’influenza maggiore rispetto ai sindacati.
Il segretario della CGIL ha risposto negativamente a questa domanda. Ha infatti affermato che l’elenco delle attività emerso alla fine della contrattazione, ha ampiamente tenuto conto delle richieste dei sindacati. Ha poi ribadito che Confindustria non si è affatto approfittata della situazione che si era creata. Anzi, in tal senso, Landini ha affermato che “ciò che Confindustria ha tentato di fare sottobanco non è passato”. I giornalisti di FanPage gli hanno poi fatto notare che comunque fino a qualche settimane fa’, migliaia di operai a Bergamo continuavano ad andare a lavoro. Su questo Landini ha precisato innanzitutto che “fino alla scorsa settimana nessuno aveva cessato le attività produttive”. E naturalmente non era nei poteri del sindacato chiederne le interruzione.
Landini: non era compito dei sindacati decretare la chiusura delle imprese
Il sindacalista ha però rivendicato il fatto che la CGIL in quei momenti non è certo stata con le mani in mano. Ha infatti elaborato dei protocolli di sicurezza per tutti coloro che continuavano ad andare a lavorare. Non poteva dunque essere la CGIL ha decretare la cessazione della attività non essenziali. E su questo Landini ha aggiunto una nota personale dichiarando che “io non sono un virologo né un medico, sono un operaio che adesso fa il sindacalista”.
Una risposta che ha voluto evidenziare il fatto che in quel momento il suo sindacato non poteva fare altro che attenersi alle indicazioni dell’esecutivo guidato da Conte e del comitato scientifico. Al segretario della CGIL è stato infine chiesto se la contrattazione che portato all’elenco delle attività da chiudere, non sia stata troppo lenta considerato l’emergenza che tutto il paese stava vivendo.
Landini: priorità è tutela e sicurezza dei lavoratori ancora in attività
Su questo, Landini ha in primo luogo spiegato che il sindacato non aveva alcuno strumento per velocizzare le trattative.
L’unica cosa a suo parere che la CGIL poteva fare in quel momento, era portare sui tavoli di discussione la sicurezza e la tutela dei lavoratori. Questo per lui era il vero compito e obiettivo del sindacato in quel momento, in quanto “non viene prima l’economia, non viene prima il profitto, viene prima la salute e la sicurezza delle persone.” Ha poi spiegato che il lavoro per la CGIL in tal senso non è ancora finito.
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Ci sono infatti molte persone che ancora, prestano servizi essenziali, e si recano a lavorare. E Landini ha concluso l’intervista ribadendo che adesso il suo compito è quello di fare in modo che i lavoratori rimasti, possano operare nelle migliori condizioni di sicurezza possibili.