La pandemia di coronavirus non risparmia nemmeno le carceri italiane: salgono i casi di contagio nelle strutture penitenziarie, e diventano necessarie e urgenti delle misure di diradamento nei centri troppi affollati.
Secondo quanto riportano gli ultimi dati segnalati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, sarebbero 116 i poliziotti penitenziari positivi al coronavirus, mentre i detenuti contagiati sarebbero 19.
Secondo quanto viene comunicato direttamente dall’ANSA, dei 19 i detenuti positivi due sono stati ora ricoverati presso delle strutture ospedaliere, mentre gli altri si trovano “in isolamento sanitario in camere singole dotate di bagno autonomo all’interno di apposite sezioni detentive, dove vengono effettuati tutti i controlli disposti dalle autorità sanitarie”.
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Dei 116 poliziotti penitenziari positivi al tampone, invece, “17 sono ricoverati in ospedale, mentre la maggior parte si trova in isolamento fiduciario domiciliare o nel proprio alloggio in caserma”. Come misure preventive, sono stati installate “145 tensostrutture davanti agli ingressi degli istituti penitenziari per il triage. Negli istituti dove non è presente la tensostruttura sono stati individuati appositi locali isolati”.
Dei dati che spaventano, questi, e per i quali si è espressa negativamente la senatrice di Italia Viva Nadia Ginetti, sostenendo comunque che le “misure prese dal Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria ad oggi non sono sufficienti” per prevenire i contagi.
Ginetti contro le misure del Dap: insufficienti, bisogna tenere alta la guardia
All’emergere continuo di casi e numeri preoccupanti, provenienti dalle condizioni delle carceri italiane, la senatrice Ginetti si è espressa molto duramente. “L’Amministrazione Penitenziaria tenga alta la guardia durante questo periodo di emergenza ed intervenga in maniera tempestiva monitorando la situazione di tutte le carceri italiane“, avrebbe infatti dichiarato la senatrice di Italia Viva.
Che ha poi raccomandato: “Dobbiamo assolutamente evitare situazioni come quella di San Vittore, l’ultima denunciata in ordine di tempo. Nel carcere milanese, secondo quanto riporta la stampa, erano dieci i positivi certi al Covid-19, con altri casi da confermare. Gli agenti chiedono, giustamente, maggiore sicurezza, soprattutto per il personale che lavora all’interno di queste strutture al quale, ancora ad oggi, non viene fatto un tampone preventivo, per monitorare la situazione. E così si ammalano detenuti, agenti della polizia penitenziaria, amministrativi ed operatori. Tutti dovrebbero essere tutelati in maniera identica per evitare la ‘paralisi’ di queste strutture”.
Antigone, troppo sovraffollamento: detenuti vanno fatti uscire
Ad esprimersi in merito al problema del sovraffollamento delle carceri, che di fatto rappresenta una miccia accesa nelle strutture penitenziarie colpite dal coronavirus, è stato anche il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella.
“Abbiamo appreso, dal decreto attuativo del Cura-Italia, che i braccialetti elettronici messi a disposizione per il controllo delle persone detenute che potrebbero accedere agli arresti domiciliari sono 5.000, di cui 920 già disponibili. Il Provvedimento prevede l’installazione di un massimo di 300 apparecchi a settimana. Numeri ampiamente insufficienti per affrontare l’emergenza coronavirus e le ricadute drammatiche che potrebbe avere sul sistema penitenziario”, allarma infatti Gonnella.
Che sottolinea come un ritmo del genere permetterà ai detenuti di uscire soltanto tra due o tre mesi, periodo in cui si presuppone il pericolo da contagio da Covid-19 sarebbe già ampiamente terminato. Per tale ragione, sostiene ancora Gonnella, “il Parlamento e il Governo insieme devono disinnescare i rischi della bomba sanitaria in carcere, ponendo le condizioni affinché in carceri si assicuri distanziamento sociale a garanzia di detenuti e poliziotti”. La propsta del presidente di Antigone è quella di mandare immediatamente a casa i detenuti con meno di due anni di pena, “con forme di controllo diverse dal braccialetto”.
Altro punto da rivedere è inoltre il sistema di trasferimento dei detenuti, che sembra non essere stato interrotto nemmeno in un momento delicato come questo. “Mentre nel mondo libero stiamo impedendo alle persone di spostarsi dal proprio comune, in quello penitenziario continuano i trasferimenti da un carcere ad un altro, con tutti i rischi che questo comporta e con un importante aggravio del lavoro condotto dal personale medico che presta servizio negli istituti di pena”, afferma Gonnella.
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Coronavirus, Palma: servono misure per diradare densità nelle carceri
Sempre all’emergere di dati così importanti, divulgati dal Dap, ad aver proferito parola è stato anche il Garante delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, in conferenza stampa all’Iss.
Nella conferenza, Palma ha così affermato: “Il numero di persone detenute attualmente risultate positive a seguito dei test è estremamente contenuto. […] Però il problema è potenzialmente molto pericoloso, in grado di esplodere, soprattutto perché se non si realizza la possibilità di allentamento del numero delle persone detenute all’interno degli spazi esistenti, non ci potranno essere situazioni di effettiva separazione”. Diventa fondamentale, allora, agire d’urgenza e trovare “una modalità per allentare, diradare la densità del numero di persone all’interno delle attuali istituzioni”.