Conte fornisce chiarimenti importanti anche sul tema dei Coronabond. “La Germania non pagherà i debiti italiani. Il Mes è un documento antiquato, dobbiamo collaborare”.
Giuseppe Conte ha voluto chiarire la posizione dell’Italia in merito al modo in cui va affrontata l’emergenza Coronavirus. E lo ha fatto “in casa dei tedeschi”, visto che è stato intervistato dai colleghi della ARD. In una delle TV più viste in Germania, il premier italiano ha voluto riassumere la situazione del nostro Paese in questa fase di emergenza. Sembra essere una fase positiva per quanto riguarda il numero dei contagi che cala e dei guariti che scende, ma Conte non vuole che si abbassi la guarda neanche per un momento.
E in apertura dell’intervista, il presidente del Consiglio ha fatto capire che il nostro Paese continuerà a lottare come ha sempre fatto. “L’Italia si trova ancora nella fase acuta dell’emergenza. L’altro giorno abbiamo superato le 10mila vittime, è una grande ferita che si allarga nella nostra comunità nazionale. Sicuramente ce la faremo, usciremo da questo tunnel, vinceremo questa sfida sanitaria ed economica. Ma dobbiamo stare molto attenti. Seppure il numero dei contagiati sembra calare progressivamente, dobbiamo attendere e non vanificare tutti gli sforzi sin qui adottati“.
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Conte parla con fierezza e orgoglio del modello italiano. Osannato da altri capi di Stato come il francese Macron, questo metodo sembra essere riuscito a portare l’Italia verso la discesa. “Io posso dire quali sono le caratteristiche del “modello Italia”. Sin dall’inizio ci siamo costantemente confrontati con scienziati ed esperti. Abbiamo accordato valore prioritario alla tutela della salute dei cittadini e quindi il massimo rigore e la precauzione nell’adottare misure di contrasto. Queste misure le abbiamo declinate secondo criteri di adeguatezza e proporzionalità, quindi gradualmente. Massima trasparenza, sempre e costantemente, nei confronti dei cittadini. Il modello Italia è stato riconosciuto come efficace ed efficiente dall’Oms“.
Si parla del tema più caldo del confronto in ottica europea, ovvero la questione economica e degli aiuti. Lui, come il già citato Macron, invoca l’adozione dei Coronabond, invece indigesti alla Germania e alla Commissione. Ecco il riassunto del premier sulla questione: “L’Europa compete con la Cina e gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno stanziato 2mila miliardi per reagire prontamente e uscire dall’emergenza. In Europa ogni Stato membro vuole andare per conto suo. Se la reazione non sarà coesa, vigorosa e coordinata, l’Europa sarà sempre meno competitiva anche nell’ambito dello spazio globale di mercato. Vorrei ricordare che questo meccanismo dell’Eurobond non significa che di fronte alla ricostruzione dell’Italia i cittadini tedeschi pagheranno i nostri debiti. Significa creare una reazione comune in modo da realizzare condizioni di mercato più vantaggiose, anche per finanziare gli sforzi della ricostruzione. In modo che tutti ne giovino“.
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Ma se Conte spinge per gli Eurobond, la Merkel vorrebbe invece portare l’adozione del Mes. Un documento antiquato e poco rispettoso del concetto di Comunità Europa, stando alle parole del premier. “Io rispetto le opinioni della Merkel, con la quale ho un ottimo rapporto, così come rispetto quelle di tutti. Ma non stiamo parlando di uno shock asimmetrico. Non parliamo di problemi di un singolo Paese. Come si può, di fronte a una sfida epocale, pensare di ricorrere a strumenti pensati in altri tempi, con regole superate, per accompagnare singoli Stati verso processi finanziari virtuosi? L’Italia ha sempre pagato i debiti e continuerà a farlo. Abbiamo avuto tensioni finanziarie dopo la crisi del 2008, ma ha sempre avuto un avanzo primario positivo e il suo PIL è sempre stato superiore all’1,5% di media“.
L’intervista si conclude con la riesumazione di un recente confronto dialettico tra Conte e la Merkel. Il premier italiano ci torna facendo capire che non si tratta di una disputa tra Paesi, ma della necessità di collaborare per uscire da una crisi senza precedenti. “Non ricordo le parole esatte. Abbiamo espresso due visioni diverse durante la nostra discussione. Non stiamo scrivendo una pagina di un manuale di economia, ma una pagina di un libro di storia. Dobbiamo affrontare una sfida epocale e uscire da un’emergenza che ha un impatto devastante sul nostro sistema sanitario, economico e sociale. L’Europa deve dimostrare di riuscire a offrire una risposta adeguata all’altezza dei suoi compiti, per cui è stata pensata dai suoi fondatori“.
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