L’ex ministro dell’Economia dice la sua in un’intervista. “L’Europa è rimasta fuori dalla partita. L’economia si è concentrata su pochi Stati, fino a esplodere”, dichiara Tremonti.
Giulio Tremonti parla del modo in cui gli equilibri dell’economia mondiale cambieranno, dopo la pandemia di Coronavirus. L’ex ministro dell’Economia è stato intervistato dai colleghi de Il Giornale e ha svelato alcuni dettagli interessanti. In primis Tremonti ha ammesso che sono stati commessi diversi errori, su scala mondiale e nei singoli Stati, della situazione economica negli ultimi anni. Inoltre si parla di un calo del predominio cinese sull’economia internazionale, fermo restando che nazioni come l’Italia e altri Paesi membri dell’Unione Europea potrebbero risentirne ugualmente.
“Una delle conseguenze di questa crisi è l’emergere all’evidenza dei limiti di tutte le nostre ‘classi dirigenti’ – ha dichiarato Tremonti – , delle nostre e di quelle europee. Nell’ottobre del 2008, come ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, ho scritto alla presidenza di turno europea, al ministro Lagarde, una lettera. In quella lettera, scritta mentre la crisi stava esplodendo, c’erano un punto generale sul bisogno di regole per l’economia e un punto particolare europeo sull’esigenza di un Fondo salva Stati per gestire la crisi“.
Il docente ha svelato di cosa si parlava in quella lettera. “La logica era questa: non servono nuove regole, se non qualcosa per la finanza. La vittoria del Financial stability board sul Global legal standard ha drogato, con la finanza, la globalizzazione sfrenata per altri dieci anni. Oggi ne raccogliamo i frutti avvelenati“. Tremonti sostiene che la concentrazione dell’economia su alcuni Stati forti sta portando alla distruzione di questo processo. “La cosa giusta andava fatta nei tempi giusti. E invece è stato tutto concentrato finché è esploso. La verità è che questo processo storico si è sviluppato fuori dalla dimensione tipica della Storia che è quella della longue durée. Per un fenomeno storico come questo solo trent’anni sono stati un tempo minimo“.
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“Nel 2009 fui invitato a Pechino per una lezione sulla globalizzazione alla scuola centrale del Partito comunista cinese – svela Tremonti – . Fatta la lezione, fui invitato al palazzo del partito in piazza Tienanmen per un colloquio con il presidente della scuola. Scoprì in quel momento che era il vice presidente del Repubblica, attualmente il presidente. Da ministro feci la tipica domanda dei ministri del Tesoro: ‘Perché non comprate i titoli italiani?’. Nella risposta la sintesi di tutta la nostra conversazione: ‘Vorremmo diventare un po’ ricchi prima di diventare troppo vecchi’“.
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Tremonti svela la sua lettura della risposta che gli è stata data. Una risposta legata soprattutto al modo, della Cina di dieci anni fa, di leggere l’economia internazionale. “Per come la interpreto io, la Cina deve affrontare il dramma di una demografia avversa. Credo che sia questo a generare la spinta dalla manifattura tradizionale all’intelligenza artificiale. Il processo era ed è in corso. Allora la posizione della Cina era un po’ più low profile della Cina di oggi. Oggi le vie della Seta sono una proiezione geopolitica di forza e di potenza. E lo stesso si può dire del 5G. Per reazione gli americani hanno preso il 5G come nel 1957 hanno preso lo Sputnik: il rischio della vittoria degli altri. Per quanto spero si arriverà ad un punto di equilibrio“.
L’ex ministro dell’economia sostiene che la pandemia scoppiata in queste settimane farà da equilibratore dell’economia internazionale. In questo modo la Cina potrebbe ridurre il proprio predominio, ma al tempo stesso i Paesi membri dell’Unione Europea rischiano di non approfittarne. “Comunque il disordine creato dalla pandemia sta rallentando l’ascesa della Cina e sta rendendo più probabile questo equilibrio. Da questa partita l’Europa, senza l’Inghilterra, è completamente fuori perché è rimasta fuori dai mari. Ci sono due modi per stare al tavolo: seduti come commensali o scritti come pietanza sul menu“.
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Ma che mondo ci attende dopo la pandemia? Tremonti prova a dare una risposta su più punti. “Quello che c’è stato finora è stato global order. Ora il rischio è l’evoluzione in un global disorder e il passaggio dalla pace mercantile a segmentazioni crescenti del mercato. Passando poi dallo scenario generale al particolare interno alle nostre società, la prospettiva a cui si dovrebbe poter guardare non è solo quella delle macerie della globalizzazione ma quella della ricostruzione. Un mondo che dovrebbe tornare ad essere quello che è stato possibile ancora negli anni Ottanta e Novanta. Tra Stato e mercato servono i valori morali e sociali, non solo i liquidi ma anche i solidi, non solo i desideri ma anche le virtù, non solo i consumi ma anche il risparmio quando questo sarà di nuovo possibile“.
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