I ministri Patuanelli e Bellanova hanno firmato questa mattina il decreto ministeriale. Fino al 31 dicembre 2021 sarà necessario indicare la provenienza di grano e pomodoro per i prodotti.
In questi giorni dominati dalle notizie legate all’emergenza Coronavirus, l’Italia prova a tutelare i propri prodotti. Da qualche mese si sta cercando, da parte dell’Unione Europea, di modificare la gestione del cibo e delle produzioni di tutti i Paesi membri. E allora il nostro Governo si cautela, soprattutto per quanto riguarda la produzione del grano e del pomodoro. Da qui è arrivata la decisione di porre una proroga per quanto riguarda l’indicazione della provenienza di queste materie prime, basilari per il nostro nutrimento.
Si tratta di una protezione per quanto riguarda anche i prodotti derivati da grano, pomodoro e anche riso. Così, nella giornata odierna è stato diffuso l’aggiornamento del decreto ministeriale in tale sede. A porre la loro firma sono stati Ministri delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, e dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. La nuova data entro la quale sarà obbligatorio indicare l’origine del grano, del riso e del pomodoro è stata fissata nel 31 dicembre del prossimo anno.
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“L’Italia – hanno dichiarato i ministri Patuanelli e Bellanova – si conferma all’avanguardia in Europa per la trasparenza delle informazioni al consumatore in etichetta. Non possiamo pensare a passi indietro su questa materia e per questo abbiamo deciso di andare avanti. Diamo certezze alle imprese di tre settori chiave per l’agroalimentare italiano. Chiediamo anche all’Europa di fare scelte coraggiose nell’ambito del Green Deal e della strategia ‘Farm to Fork’, introducendo a livello europeo l’obbligo di indicare l’origine per tutti gli alimenti“.
Teresa Bellanova e Stefano Patuanelli hanno fatto capire anche che è loro intenzione fare nuove richieste alla Commissione Ue. Anche perchè in un periodo in cui il Coronavirus è dilagante, mettere in sicurezza la produzione di grano, riso e pomodoro, oltre che di altri beni, è fondamentale. “Chiediamo ancora una volta alla Commissione di andare incontro anche alle richieste delle imprese, che oggi devono fronteggiare i danni da COVID-19, e di spostare di almeno un anno l’applicazione del regolamento 775. Una norma che non ci piace e alla quale oggi, con tante imprese che producono imballaggi chiuse in Europa, è difficile adeguarsi“.
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