(Foto di Marco di Lauro, da Getty Images)
Coronavirus: il sostegno finanziario arriva anche per il lavoro in nero. Si pensa a un reddito d’emergenza di 10 miliardi per il sommerso. Il governo cerca di evitare tensioni sociali.
Emergenza coronavirus: è in lavorazione al governo una nuova misura per garantire le minime entrate necessarie anche ai lavoratori in nero. Il governo starebbe valutando, infatti, l’ipotesi di un Reddito di emergenza (Rem), che sarà al centro del nuovo decreto legge in programma nei giorni di Pasqua. A confermarlo sono i viceministri Castelli e Misiani, i numeri due del Tesoro, affermando: “Stiamo pensando di allargare il reddito”. E all’interno del Parlamento iniziano a scindersi le posizioni. La misura incontrerebbe il favore di Leu e di 17 parlamentari di Forza Italia, ma una radicale opposizione da parte di Italia Viva.
L’idea sarebbe di predisporre 10 miliardi di euro destinati al lavoro sommerso: parcheggiatori abusivi, operai e braccianti stagionali, lavoratori saltuari, ambulanti, commessi… Sono molte le attività in nero su cui contano molte famiglie del Mezzogiorno, che da tre settimane a questa parte si sono viste azzerare le entrate. Nessun guadagno e nessun ammortizzatore sociale. Si tratta di una polveriera che rischia di esplodere da un momento all’altro. L’Istat calcola che sarebbero ben 3,7 milioni i lavoratori del sommerso che fanno girare un’economia di 200 miliardi di euro.
La Sicilia in questi ultimi giorni ha offerto un primo assaggio di quello che potrebbe accadere al Sud, se abbandonato a se stesso. La criminalità organizzata ha iniziato a muoversi, nascondendosi tra le fila di chi inizia a non farcela più. A Palermo alcuni cittadini hanno riempito i carrelli pretendendo di uscire, ma senza pagare. Nel frattempo, in Puglia, Bari è stata il luogo di un assalto ai generi alimentari, e di una protesta davanti a una banca chiusa. Si teme, è evidente, che l’influenza dei clan mafiosi possa far leva sulla fame dei lavoratori in difficoltà. Sia aizzando proteste, sia incrementando la pratica dell’usura.
Diverse sono le personalità politiche intente a lanciare l’allarme. Il primo è stato il ministro del Sud, Giuseppe Provenzano: “Ho paura che le preoccupazioni che stanno attraversando larghe fasce della popolazione per la salute, il reddito, il futuro con il perdurare della crisi si trasformino in rabbia e odio. Ci sono aree sociali e territoriali fragili ed esposte. Il bilancio pubblico si deve prendere cura dell’intero tessuto sociale. E lo deve fare adesso”. Le parole di Provenzano dicono molto anche sulle intenzioni del governo: dare a tutti gli strumenti per acquistare il cibo. E ancora Provenzano: “Con il Cura Italia abbiamo fatto molto ma ora dobbiamo mettere i soldi nelle tasche degli italiani. Questa è la priorità del decreto di aprile; in gioco c’è l’ossatura della democrazia. La polveriera sociale rimanda a una grande questione democratica”.
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