(Foto di Spencer Platt, da Getty Images)
Coronavirus, la crisi economica travolge anche il mondo della prostituzione. Arriva l’appello al governo da parte del Comitato per i diritti civili delle prostitute: necessario un sostegno economico.
La crisi economica prodotta dal coronavirus si fa sempre più pesante. E se la situazione è già complessa per i lavoratori autonomi, le partite Iva o i contratti a progetto, sta diventando invivibile per il mercato sommerso. Negli ultimi giorni si è assistito alle prime proteste nel sud Italia: c’è chi non ce la fa più ad attendere gli aiuti statali, e chi, lavoratore in nero, si ritrova sprovvisto di ogni tutela e entrata economica. Ora arriva anche l’appello rivolto al governo da parte del mercato del sex work, della prostituzione.
A lanciare l’appello sono diverse associazioni. Tra queste, l’Associazione radicale Certi diritti e il Comitato per i diritti civili delle prostitute Onlus. Ma sono molte altre le associazioni, anche internazionali, che hanno aderito. Spiccano l’International committee for the Rights of sex workers in Europe (Icrse) e di Tampep, la rete Europea per i diritti dei e delle sex workers migranti ecc. Pia Covre del Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute e Leonardo Monaco, segretario di
Certi Diritti, spiegano che chiedono ai governi di tutta Europa “misure concrete per chi vede aggravata la propria condizione di marginalità nella società“.
La richiesta è di “introdurre un sostegno finanziario di facile accesso per i lavoratori sommersi del sex work; garantire, in questo periodo di emergenza, la regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori sessuali migranti”. La richiesta è dunque una: regolarizzare il mondo della prostituzione e sostenere economicamente anche questi lavoratori. Inoltre la crisi nel settore sta portando a una vera e propria emergenza abitativa: per i lavoratori nella prostituzione diventa sempre più difficile pagare gli affitti, in mancanza di nuove entrate. Nell’appello al governo quindi viene richiesto anche l’inserimento nei centri di accoglienza a chi ne faccia richiesta.
Poi una questione normativa. Nell’appello appare, a questo punto, un’altra richiesta: sospendere le sanzioni ai soggetti che possono dimostrare di non poter ottemperare alle normative per causa di forza maggiore. Il mondo della prostituzione, infatti, nonostante il lockdown totale, non ha mai smesso di esercitare, non ha mai abbandonato le strade. Con evidenti pericoli sanitari sia per i lavoratori che per i clienti.
Spesso, però, la mancata adesione alla quarantena è imposta “da cause di forza maggiore”, a dispetto del volere dei lavoratori in questione. Tanto più in un periodo in cui, come ricordato anche dal Comitato, il mondo della prostituzione andrà incontro a una forte emergenza abitativa.
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