Quasi 5.700 morti, più di 72.200 casi di positività, ospedali vicini al collasso, dispositivi di sicurezza fondamentali come mascherine e guanti introvabili. E i negozi si svuotano.
La pandemia ha investito la Spagna in modo drammatico: l’ultima settimana è stata devastante per Madrid e per il suo governo che sembra essere in balia dell’epidemia e che in più regioni rischia di dover rispondere con la forza a proteste di piazza che si stanno facendo sempre più insistenti e aggressive. Proteste in Catalunya, in Galizia, nel nord dei Paesi Baschi ma anche in Andalusia. Il tutto in un momento in cui sulla Spagna pesano anche le inchieste che riguardano il re emerito, Juan Carlos e i suoi business miliardari con aziende di comodo nei paradisi fiscali.
Di fronte a una situazione che si sta facendo sempre più drammatica la corona spagnola ha dovuto per prima cosa fare un gesto eclatante. Felipe, il re in carica, ha rinunciato all’eredità del padre con un gesto clamoroso che non ha precedenti. Un prendere le distanze per salvaguardare la credibilità dei Borbone ma soprattutto la propria e per difendere i figli, in particolare la quindicenne Leonor, principessa delle Asturie, la prima nell’asse ereditario dopo Felipe che avrebbe rischiato di vedersi franare addosso gli intrallazzi del nonno.
Felipe VI ha parlato alla nazione una sola volta da allora: e anche se i media spagnoli hanno registrato un certo consenso da parte della popolazione per la sua presa di posizione nei confronti del padre, si sono registrate anche parecchie proteste. Durante il suo ultimo discorso, irradiato in diretta televisiva, migliaia di persone si sono affacciate alle finestre con pentole e mestoli facendo un baccano d’inferno per coprire le sue parole.
Negozi sempre più vuoti e meno forniti, code sempre più lunghe, una crisi direttiva piuttosto evidente da parte del governo di Pedro Sanchez che solo oggi ha convocato una riunione straordinaria del consiglio dei ministri per approvare un lockdown parziale, la sospensione di tutte le attività produttive non fondamentali. Un terzo dei lavoratori dovrebbero restare a casa, o lavorare da casa, sfruttando i permessi di lavoro e le ferie retribuite. Nel frattempo però, dopo che ieri sono stati annunciati oltre ottocento morti, dal paese arriva una chiara richiesta di chiarezza su come affrontare il virus e la crisi nel quale il paese, certo non in grande salute economica, sta piombando.
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