Non c’è dubbio che Jordan Peele, autore di due clamorosi successi come Scappa – Get Out e Noi, sia uno dei registi più interessanti emersi negli ultimi anni. Perché il suo cinema è così importante oggi?
Caratteristiche fondamentali e punti di forza del cinema di Jordan Peele.
Una delle forze maggiori del cinema di Jordan Peele è sicuramente la sua coerenza. “Non ce lo vedo un protagonista bianco nel mio film. Non che non mi piacciono i bianchi, ma ho già visto tante volte quel film”, dichiarò lo scorso anno il regista, sollevando una marea di polemiche. E invece in quella affermazione c’era tutto il senso del suo cinema: “Mi sento fortunato ad essere in questa posizione in cui posso dire alla Universal che voglio fare un film dell’orrore da 20 milioni di dollari con una famiglia nera e loro dicono di sì”. Mettere in scena ciò che per decenni non è mai stato mostrato. Se con il suo esordio, Scappa – Get Out, Peele cercava di “conquistare” l’indipendenza dai padroni bianchi, già con la sua seconda opera, intelligentemente, poneva i personaggi in un mondo che li vedeva già (apparentemente) integrati. I protagonisti di Noi sono quindi amici dei bianchi, ci vanno insieme in vacanza e vivono felicemente nello stesso quartiere. La loro è però una integrazione problematica, che annulla l’unicità di una minoranza per omologarla ai valori della massa dominante.
La grande abilità di Peele sta nel lavorare in maniere innovative ed originali su strutture cinematografiche che già conosciamo e sappiamo riconoscere, ma le manipola al punto tane da renderle aliene allo spettatore. Quando la bambina di Noi scopre che esiste un’altra bambina esattamente identica a lei non è colta da curiosità, come avverrebbe in un film di fantascienza, ma da un immediato raccapriccio, come se capisse fin dal primo momento che quella versione è quella più cattiva e malvagia di lei. I riferimenti sono dei più vari, ma sempre riadattati fino a non essere mai espliciti. Se Scappa – Get Out era un esperimento di moderna blaxploitation che aveva le sue radici nel cinema di Yuzna e Gordon (ma molto attento anche all’attuale panorama cinematografico, da It Follows a Under the skin), Noi riprende il cinema di George Romero e lo declina prima nel genere della home invasion di Michael Haneke e poi in quello fantascientifico di Philip Kaufman nella seconda metà. Come ne La notte dei morti viventi, infatti, c’è una massa sotterranea di persone (sotto-proletariato) che risale in superficie (non esce dalle tombe, ma da cunicoli e tunnel in disuso). E come in Funny Games di Haneke, le ragioni della loro violenza rimangono sconosciute.
L’invasione, sia in Get Out che in Noi, comincia dalla proprietà privata (la casa intesa come elemento fondante della memoria Americana, come già brillantemente affermato da David Lowery in A Ghost Story). I nuovi “invasori” cercheranno quindi di prendere possesso delle abitazioni di chi vive in superficie (o, come avveniva in Get Out, la classe egemone cercherà di addomesticare in casa quella subalterna). La “proprietà” è ciò che definisce il benessere delle persone. Ma cosa si nasconde sotto il terreno sul quale sono state poste le fondamenta di quelle abitazioni? A scapito di chi è stato fabbricato quel benessere? La risposta di Jordan Peele in soli due film si è fatta incredibilmente complessa e ambigua.
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