Il celebre regista Pupi Avati, in una lunga lettera sul Corriere della Sera, riflette sulle cose che potremmo riscoprire in questo periodo difficile in cui siamo chiamati a fare sforzi collettivi impensabili fino a qualche mese fa. Avati, inoltre, si sofferma sul ruolo che potrebbe avere la Rai in questo momento storico così complesso e lancia un appello: “Cambiate la programmazione televisiva”.
“Cambiate la programmazione”. È questo l’accorato appello di Pupi Avati alla Rai. Secondo il regista, infatti, la Rai dovrebbe sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al Paese una importante opportunità di crescita culturale. Una richiesta destinata a rimanere inascoltata?
La lettera di Pupi Avati
In una toccante lettera al Corriere della Sera, Pupi Avati, esprime il suo turbamento rispetto al momento storico che stiamo vivendo e rispetto alle notizie contraddittorie e tristi che provengono dai principali organi di informazione: “Piango e rido davanti alla televisione come piangono e ridono i vecchi, che è poi come piangono e ridono i bambini, cercando di fare in modo che mia moglie non se ne accorga”, spiega il regista. Anche per questo Avati ritiene indispensabile sfruttare al meglio le (poche) opportunità che questa situazione può offrire a tutti noi. E si rivolge direttamente alla Rai, invitandola a svolgere davvero quel ruolo di “servizio pubblico” che spesso ha disatteso.
La Rai deve cambiare
“E allora mi chiedo perché in questo tempo sospeso, fra il reale e l’irreale, come in assenza di gravità, i media e soprattutto la televisione e soprattutto la RAI, in un momento in cui il Dio Mercato al quale dobbiamo la generale acquiescenza all’Auditel, non approfitti di questa tregua sabbatica di settimane, di mesi, per sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al paese l’opportunità di crescere culturalmente”, scrive Pupi Avati. “Perché non si sconvolgono i palinsesti programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittorii, la prosa, la poesia, la danza, insomma perché non diamo la possibilità a milioni di utenti di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti”.
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Più film e musica
La proposta di Avati è chiarissima: stop al trash in tv, ai programmi in cui si parla di cose inutili e superflue, per una nuova programmazione all’insegna della cultura, della bellezza e dell’arte. Roba che spesso viene considerata “troppo intellettuale” per un pubblico che, in questo momento storico, potrebbe invece scoprire una tv diversa rispetto a quella cui è stato per lungo tempo abituato. “Perché non proporre quel tipo di programmazione che fa rizzare i capelli ai pubblicitari! Perché non approfittiamo di questa così speciale opportunità per provare a far crescere culturalmente il Paese stravolgendo davvero i vecchi parametri, contando sull’effetto terapeutico della bellezza?”, si chiede Avati. Chissà se il suo lucido appello riceverà una risposta.