Il ministro dell’interno sostiene che i numeri sono ancora troppo allarmanti per pensare a una ripresa. “Dobbiamo restare uniti fino alla fine”, dichiara la Lamorgese.
Si comincia a ipotizzare alcune possibile date per la riduzione delle restrizioni legate all’emergenza Coronavirus in Italia. La data del 3 aprile, che per il momento segna la fine del lockdown, è sempre più vicina ma sono in tanti a sostenere che bisognerà andare oltre. E tra le voci che si uniscono a questo coro c’è anche quella di Luciana Lamorgese. Il ministro dell’interno è stata intervistata dai colleghi di Sky TG 24 e ha ammesso che è ancora troppo presto per pensare a un ritorno alla vita normale. Fermo restando che ci stiamo avvicinando a questo giorno.
La Lamorgese sostiene dunque che, soprattutto sulla base dei numeri degli ultimi giorni, non sarà sicuramente la prossima la settimana in cui tutto inizierà ad avvicinarsi alla normalità. “Se andiamo a vedere i dati di ieri, mi viene da pensare che la data del 3 aprile sia troppo ravvicinata per dire che verrà riaperto tutto. La situazione generale mi preoccupa molto. La situazione è seguita a vista e quindi le decisioni verranno prese man mano che la situazione sarà più tranquilla come numeri di decessi e contagi“.
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Il ministro Lamorgese parla anche degli aiuti da parte dell’Unione Europa. Per il momento non c’è accordo tra i Paesi membri, con la Francia che si è da poco schierata dalla parte dell’Italia. Il guardasigilli, in ogni caso, invita l’Ue a darsi una mossa. “Questo è il momento in cui l’Europa deve dare un segnale di unità e solidarietà, perché il coronavirus ha colpito tutta l’Europa e non solo. Questo è il momento di prendere delle decisioni anche da un punto di vista economico e finanziario di far sentire l’unità di un’Europa che tante volte, anche su altri versanti, non è stata del tutto solidale. Oggi abbiamo un’opportunità da non perdere, che è quella di essere tutti uniti per un solo fine“.
Anche perchè ci sono migliaia di persone che non possono percepire denaro in quanto non possono andare a lavorare. Il pensiero della Lamorgese va anche a loro, confidando nel buon senso e nel fatto che non ci saranno episodi di intolleranza e violenza. “La solidarietà verso chi è in difficoltà è una strada obbligata per lo Stato. Lo Stato ha anche come primo dovere quello di contrastare e perseguire qualsiasi comportamento illegale e che possa avere ricadute sulla sicurezza pubblica. Possibili presidi davanti banche e supermercati? Agiremo con fermezza ma anche comprendendo il momento di difficoltà“.
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