Coronavirus, il pm di Agrigento “arresto in flagranza per chi non rispetta i divieti”

Il pm di Agrigento Luigi Patronaggio ha dichiarato, in un’intervista a Repubblica, che depenalizzare è stata una mancanza di coraggio e che sarebbe necessario prevedere l’arresto in flagranza per chi non rispetta i divieti e mette a rischio la salute pubblica.

Coronavirus, il pm di Agrigento arresto in flagranza per chi non rispetta i divieti (Getty) - meteoweek.com
Coronavirus, il pm di Agrigento arresto in flagranza per chi non rispetta i divieti (Getty) – meteoweek.com

Il procuratore Patronaggio è stato molto critico nei confronti delle misure prese dal governo nei confronti di coloro che violano le limitazioni agli spostamenti ed escono di casa mettendo a repentaglio la salute di tutti.

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Secondo il pm le sanzioni previste non sarebbero un deterrente sufficiente e andrebbe assolutamente consentito all’ordinamento giudiziario di prevedere, come per altri reati di certo meno gravi del delitto colposo contro la salute pubblica, l’arresto in flagranza del reo e il sequestro dei mezzi utilizzati per contravvenire al divieto di allontanarsi dalla propria abitazione.

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A fronte del susseguirsi di decreti e circolari in tema di contenimento dell’epidemia da Convid-19, una vera e propria sovrapposizione di “grida manzoniane”, il cittadino, ma anche l’operatore professionalmente più qualificato, si trovano sempre più spesso disorientati“, ha affermato Luigi Patronaggio.

Le sanzioni amministrative sono inadeguate

L’adeguatezza delle sanzioni previste dal decreto legge del 25 marzo andrebbero, quindi, ridiscusse. “Il DPCM del 25 marzo, che ha depenalizzato, di fatto, l’inosservanza al divieto di uscire da casa, induce grandi perplessità. Se è vero, come è vero, che in un sistema giuridico la sanzione penale è quelle più grave e maggiormente afflittiva (si pensi, senza alcuna condivisione, che in Cina i contravventori al divieto di uscire di casa venivano arrestati e deportati in luoghi lontani dai centri abitati), non si comprende come a fronte di un fenomeno così grave e diffuso, si sia scelta la strada della sanzione amministrativa, non prevedendo, fra le altre cose, il sequestro  dell’automezzo del contravventore“, ha raccontato il pm Patronaggio.

Coronavirus, il pm di Agrigento arresto in flagranza per chi non rispetta divieti (Getty) - meteoweek.com
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Il procuratore di Agrigento ha poi continuato: “il legislatore avrà pensato, nella sua discrezionalità, che qui non si vuole mettere in discussione alcuna ma che non può andare esente da ragionate e misurate critiche, che la sanzione amministrativa pecuniaria di importo elevato fosse un deterrente maggiore della sanzione penale prevista dall’art. 650 c.p., o a maggior veduta, dall’art. 260 del T.U. delle Leggi Sanitarie. Invero, in tale ragionamento vi è una errore di prospettiva, non essendosi riflettuto sulla circostanza che “quello che è uscito dalla porta ritornerà dalla finestra”.

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“Si pensi infatti che non solo le Prefetture, organo deputato alla inflizione della sanzione amministrativa, saranno ingolfate ma lo sarà inevitabilmente (e probabilmente inutilmente) anche il sistema giustizia perché numerosissimi saranno i ricorsi al giudice di pace avverso la sanzione amministrativa erogata“.

Sequestro in flagranza e sequestro dei mezzi, suggerisce il pm di Agrigento

Non avere previsto il sequestro del mezzo da affidare in custodia allo stesso contravventore è stato un errore di valutazione, se solo si pensi  che la violazione del sequestro amministrativo sfocerebbe inevitabilmente nel reato di cui all’art. 334 c.p. La strada da percorrere era forse quella coraggiosa, e forse impopolare, della introduzione di una nuova fattispecie penale, punita con la pena della reclusione (si sarebbe così alzato il livello della prescrizione incombente fin dal loro nascere sui previsti  reati  contravvenzionali) con la possibilità di arresto facoltativo da parte della polizia giudiziaria, da scontare agli arresti domiciliari (art. 381 c.p.p.). Le garanzie per il cittadino-indagato sarebbero state affidate alla stessa polizia giudiziaria, in prima battuta, e al P.M. in fase immediatamente successiva, che avrebbero valutato la gravità della infrazione in relazione alla pericolosità dell’indagato desunta dalla sua personalità e dalle circostanze del fatto, ordinandone l’immediata liberazione in tutti i casi di errata o infedele applicazione della norma“, ha sostenuto durante l’intervista il magistrato Patronaggio.

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Il ricorso all’arresto facoltativo in flagranza di reato, da scontare agli arresti domiciliari (del resto oggi tutti i cittadini ligi alla legge lo sono di fatto), non deve scandalizzare se solo si rifletta sul fatto che appare ben più grave mettere in pericolo la salute dei propri concittadini che rubare al supermercato, truffare qualcuno attraverso una falsa inserzione pubblicitaria  o appropriarsi dei beni di un socio. E’ possibile che dietro le scelte del legislatore vi sia una latente sfiducia nella magistratura inquirente e una complessiva inaffidabilità del sistema repressivo penale, dove sempre più spesso le pene inflitte non vengono espiate dando luogo a quella elusione della effettività della sanzione penale di cui si è molto discusso nel corso di questa legislatura“, ha continuato il pm.

Coronavirus, pm di Agrigento arresto in flagranza per chi non rispetta i divieti" (Getty) - meteoweek.com
Coronavirus, pm di Agrigento arresto in flagranza per chi non rispetta i divieti” (Getty) – meteoweek.com

Prima di chiudere il suo intervento, il pm Patronaggio si è anche interrogato sul ruolo della giustizia: “la magistratura e la società tutta, devono prendere spunto da questa grave vicenda emergenziale per affrontare un nodo irrisolto della odierna vita politico-sociale: il sistema giustizia è in grado di affrontare gravi problemi di sicurezza nazionale? Ieri l’altro il terrorismo e la mafia, e ancora ieri la corruzione ed oggi il contenimento dell’epidemia, ovvero si deve continuare a procedere senza progettualità e senza convergenze di energie e di saperi, lasciando il contrasto a gravi fenomeni criminali, a politiche talvolta incerte e contraddittorie?“.

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Infine il procuratore di Agrigento ha concluso: “Arrestare l’epidemia è un obbligo che oggi non può essere eluso: ognuno con i suoi strumenti e i suoi mezzi, con estrema fermezza ma sempre nel rispetto delle garanzie e delle libertà democratiche“.

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