Nessuno vorrebbe mai morire così, solo. Non dimenticato ma abbandonato. Perché i familiari non possono visitarti, perché non puoi avere il conforto di una persona amica o di un figlio. Al punto da pensare che si siano tutti dimenticati di te e ti abbiano lasciato solo. Probabilmente non c’è niente di peggio: per chi ci lascia e per chi rimane, con mille sensi di colpa e tanti ripensamenti. Ma è quello che sta accadendo ogni giorno nelle centinaia di case di riposo dove il coronavirus, ormai, è la normalità.
La stragrande maggioranza delle persone che risultano positive al Covid19 ha più di 65 anni. Anche se il numero di malati giovani sta drammaticamente aumentando: le case di riposo, o RSA – residenze socio assistenziali – sono un viaggio di sola andata. Inizialmente la percentuale di vittime che morivano in casa di riposo era del 10%, ora – in particolare al nord – è drammaticamente più alta. Perché gli ospedali sono stracolmi, perché i letti di terapia intensiva sono praticamente indisponibili e perché un anziano in casa di riposo è quasi sempre in pessime condizioni indipendentemente dal coronavirus. Difficile che un malato ricoverato in RSA entri in ospedale: quasi impossibile che si salvi. Anche se qualche caso c’è stato, salutato con grande entusiasmo, come la donna di estubata proprio ieri e che oggi respira autonomamente.
Ci sono i casi limite, come quello della piccola città di Nerola – in provincia di Roma – dove ha sede la casa di riposo Santissima Maria Immacolata con 16 operatori su 40 positivi al coronavirus oltre a 56 degenti sui 63. Un profondo rosso nella zona rossa. Qui non si tratta di emergenza geografica: perché casi come questi sono a Cremona come a Messina, a Rieti come a Treviso. Ovunque. Basta un caso e la situazione esplode nel giro di pochi giorni.
A distanza di parecchi giorni dall’emergenza dichiarata, in Lombardia hanno annunciato misure straordinarie per le RSA, ma tutto sembra molto tardivo e soprattutto inutile. La cosa importante se mai ora è isolare ancora di più le case di riposo e renderle inaccessibili per evitare che il contagio si allarghi ancora. Più tamponi si trovano più casi vengono riscontrati: è un ciclo infinito.
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