Continua ad aleggiare sul governo l’ombre di Mario Draghi, e della possibilità di un esecutivo di unità nazionale. Che includa anche l’opposizione.
L’ipotesi di un cambio alla guida del governo continua a rimbalzare tra giornali e rumors nelle aule parlamentari. Un esecutivo di unità nazionale guidato da Draghi e che coinvolga, in una maggioranza ampia e trasversalissima, anche gli attuali partiti di opposizione. Il premier Conte sa bene che la figura dell’ex presidente della Banca Centrale Europea sarebbe in grado di mettere d’accordo anche chi, al momento, appare diviso in modo irrimediabile. Una nuova maggioranza che secondo alcuni sarebbe in grado di rappresentare in modo più ampio il paese e gestirlo più “coralmente” in un momento di enorme difficoltà e crisi: la più grave emergenza nazionale affrontata dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ne è consapevole da tempo Giuseppe Conte, ma il fatto che mercoledì sera Draghi abbia deciso di farsi vivo con la lettera pubblicata sul Financial Times sembra che lo abbia preoccupato. La preoccupazione di Conte è che quell’articolo sia l’indizio che qualcosa abbia iniziato a muoversi: per il suo entourage infatti sembrerebbe difficile immaginare che Draghi abbia preso l’iniziativa di scrivere al Financial Times facendolo senza parlarne prima con un interlocutore di livello in Italia. Che potrebbe essere il presidente della Repubblica Mattarella.
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Secondo una analisi pubblicata su Il Giornale, il Colle non avrebbe condiviso alcune scelte comunicative del premier, come non apprezzerebbe l’incostanza, in alcuni casi ai limiti della provocazione, con cui si è relazionato con l’opposizione. Un rapporto che appare ormai compromesso con Matteo Salvini, proprio a livello personale. Ma che dovrebbe comunque esser reso più costante e solido con le opposizioni, che comunque – sondaggi alla mano – rappresentano il 45% degli italiani: sembra complesso gestire una crisi di tali proporzioni – con forti limitazioni delle libertà personali dei cittadini – senza un’intesa con la minoranza. Sui rapporti tra Governo ed opposizioni non solo il Quirinale, ma anche il Pd avrebbe fatto pressioni su Conte, invitandolo ad essere «inclusivo» e «condividere». In apparenza, però, senza risultati. Nell’intervento di mercoledì alla Camera, infatti, il premier si è ben guardato dal fare qualsiasi accenno alla minoranza. Solo al Senato, mentre riportava l’informativa urgente, ha fatto riferimento ad «una condivisione delle misure con l’opposizione». Ed infatti nessuno, soprattutto dai banchi dell’opposizione, ha interpretato quella frase come una reale proposta di collaborazione. Ed infatti molte sono state le critiche, ovviamente sopratutto da parte della minoranza: «collaborazione non è un garbato ascolto», ha commentato Salvini; «non vogliamo essere solo sentiti, ma anche ascoltati», ha aggiunto la senatrice di FdI Isabella Rauti; «la collaborazione non è obbedienza», ha ribadito la capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini. L’incontro di oggi tra governo ed opposizioni chiarirà meglio i margini di un’intesa che al momento appare difficilissima.
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Non solo perché Conte non si fida di Salvini, e questo è evidente e noto a tutti. Ma anche perché il premier appare abbastanza certo che non solo il leader della Lega, ma anche Giorgia Meloni e Forza Italia e perfino Matteo Renzi vogliano in qualche modo «utilizzare» il fantasma di Draghi per destabilizzare l’esecutivo. Sarebbe per questo che nelle ultime settimane si sia registrato un riavvicinamento con Luigi Di Maio, citato ed elogiato nell’informativa alla Camera di mercoledì insieme a Lorenzo Guerini e Francesco Boccia del PD. In questa fase il sostegno del Movimento 5 Stelle appare decisivo, sopratutto per i numeri che i grillini hanno i Camera e Senato. E proprio ieri il capogruppo al Senato dei 5 Stelle Gianluca Perilli, si è scagliato duramente sia contro Salvini che contro Meloni, mettendo in dubbio l’ipotesi di una possibile collaborazione. Secondo alcune indiscrezioni potrebbe essere stata una mossa decisa insieme al premier per allontanare lo spettro del governo di unità nazionale.
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