Muore in carcere in Iran un agente segreto dell’FBI: Trump chiede un’inchiesta

Muore in carcere in Iran un agente segreto dell’FBI: Trump chiede un’inchiesta

Un'immagine di Levinson nella ricostruzione riffusa ai giornali dalla famiglia

Diventa un vero e proprio caso internazionale, un intrigo, la morte di un agente segreto dell’FBI deceduto in un carcere iraniano (forse) a causa del coronavirus.

Un’immagine di Levinson nella ricostruzione riffusa ai giornali dalla famiglia

Morte sospetta

“Le cose sarebbero molto più che semplicemente sospette”. Lo sostiene uno dei portavoce del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. E la questione riguarda la morte di Robert Levinson, un agente segreto in forza all’FBI che sarebbe morto in regime di detenzione in un carcere iraniano.

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Arrestato nel 2007

Di Levinson, l’FBI non aveva più notizie da diverso tempo. Ufficialmente l’agente era stato arrestato dal regime di Teheran nel 2007 con l’accusa di spionaggio internazionale e complotto contro il regime degli ayatollah. Il Pentagono era al corrente del fatto che l’agente fosse detenuto ma non conosceva le sue condizioni fisiche e, pur avendo avviato diverse trattative per liberarlo, non era mai riuscito a riportarlo a casa.

Il virus mette in ginocchio l’Iran

Un mese fa l’Iran travolto dal coronavirus. Bisogna ricordare che il paese è sotto embargo del blocco NATO e che non ha praticamente nulla per difendersi dalla malattia. Il tasso id mortalità da contagio del virus in Iran è la più alta del mondo, superore all’11%

La nota da Teheran

A Langley Park , sede della CIA, arriva una nota con la quale l’ambasciata iraniana di Washington informa che l’agente Levinson è in gravi condizioni dopo aver contratto il coronavirus. Vengono avviate febbrili trattative nel tentativo di riportarlo a casa, ma non c’è niente da fare. Levinson resta in carcere e le sue condizioni peggiorano fino alla morte che viene ufficialmente comunicata matedì. Anche se è verosimile che il decesso risalga a diversi giorni prima.

La reazione USA

“Le cose non sembravano andar bene, sapevamo che era molto malato, ma non posso accettare che ci dicano solo ora e cos’ che sia morto. Anzi… non ci hanno detto che è morto ufficialmente, ce lo hanno fatto dire da testimoni interni alla prigione dove era detenuto” dice un Trump furioso davanti alle telecamere.

Chi era Levinson

Pare che Robert Levinson fosse un dormiente, un agente infiltrato in Iran incaricato di ricevere informazioni e farle avere ai servizi segreti americani: da tempo sarebbe dovuto rientrare in patria ma, come molti, era rimasto indietro. Fino alla sua cattura.

Parla la famiglia

A parlare è la famiglia, moglie e due figli: “Abbiamo ricevuto informazioni da dirigenti americani che hanno indotto sia loro che noi a concludere che il nostro meraviglioso marito e padre sia morto. Non sappiamo

quando o come sia morto, ma solo che è successo prima della pandemia da coronavirus”, hanno scritto i familiari in un comunicato. Il che fa pensare che la morte da coronavirus sia un falso.

Il balletto dei servizi segreti

Per anni Teheran ha continuato a negare pubblicamente di essere a conoscenza del destino di Levinson, nonostante i media statali avessero riportato che era stato arrestato al momento della sua scomparsa, il 9 marzo 2007 nell’isola iraniana di Kish. Levinson era molto conosciuto anche in Italia dove era stato impegnato per anni in attività di intelligence su terrorismo e mafia. Quando sparì la CIA decise di bloccare un contenzioso intentato dalla famiglia con una cifra record di due milioni e mezzo di dollari l’anno perché la moglie si era dichiarata pronta a rivelare alcuni dettagli del suo lavoro pur di riaverlo a casa.

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Un’immagine dell’interno della prigione iraniane dove era trattenuto Levinson

L’ultima immagine

La sua ultima immagine risale al 2011 e lo ritrae in un carcere di massima sicurezza con una tuta arancione, ceppi ai piedi, barba e capelli lunghissimi. Aveva 72 anni, soffriva di diabete, gotta e ipertensione. Lo scorso Teheran aveva ammesso di averlo ancora tra “gli ospiti delle sue carceri”.  Levinson è stato l’ostaggio politico più a lungo detenuto della storia americana. Ora non si sa nemmeno se e come la sua salma potràtornare in patria perché in Iran stanno cremando tutte le vittime di coronavirus, senza distinzione e senza la restituzione delle ceneri alle famiglie.