Mille precauzioni per evitare il contagio sia nella Camera dei Deputati che nel Senato. Ecco, tra Skype e piattaforme tecnologiche, come si tengono le varie riunioni politiche.
Per la verità a Montecitorio sembra esserci molto più di 1 metro a disposizione, la distanza minima di sicurezza prevista dalle normative del decreto contro il coronavirus. Tutti i parlamentari che ieri erano iscritti alla riunione che prevedeva la relazione del presidente del consiglio Giuseppe Conte si sono presentati scaglionati ed entrando uno alla volta, a una certa distanza l’uno dall’altro.
Chiusi tutti gli spazi comuni: anche la buvette, l’area ristoro dove di solito i deputati, tra un caffè e una minerale, discutono anche di emendamenti e di leggi. La buvette, così come il Transatlantico, è uno degli spazi dove la politica la si fa sul serio. Ma da alcuni giorni è off limits. Non è accessibile.
Quasi tutte le discussioni avvengono per telefono: le riunioni politiche vengono effettuate soprattutto su Skype e, quando si tratta di comitati allargati, ci si rivolge ad alcune delle numerose piattaforme gratuite presenti on line. Come Zoom o Hangout. Alcuni deputati che avevano una confidenza davvero molto modesta con i social sono stati costretti ad aggiornarsi in modo estremamente rapido.
Tuttavia, la situazione paradossale pone anche alcuni interrogativi punto come può un paese democratico virgola che appoggia tutto il suo dibattito sul Parlamento, e dunque su Camera e Senato, ridurre al minimo indispensabile i propri delegati per una questione di sicurezza? È una vicenda della quale si sta parlando in modo non solo empirico. Qualcuno aveva anche proposto di trasferire tutti i dibattiti politici in un’area enorme, in grado di ospitare sia i parlamentari che i senatori e di attrezzarlo per l’occasione: il PalaEur.
Ma sarebbe costosissimo e, soprattutto, che garanzie ci sono di riuscire a rispettare tutti i rigidi protocolli sanitari che ormai sono in essere? Anche se non piace il concetto di Parlamento chiuso per virus, o se non altro dimezzato, di fatto questo è quello che sta accadendo. I funzionari sono stati ridotti all’osso, solo per la sicurezza dei parlamentari che, con un solo sguardo, possono chiedere agli uscieri una bottiglia d’acqua piuttosto che l’ingresso di un medico.
In questo momento i gruppi sono tenuti a rispettare una percentuale rigidissima di presenze: non più di un sesto e tutti a distanza ragguardevole l’uno dall’altro. Le mascherine, che all’inizio nessuno voleva indossare, ora sono richieste e presenti ovunque; come i gel per igienizzazione delle mani appoggiati su qualsiasi mensola, banco, in qualunque ufficio. All’ingresso vengono distribuiti anche i guanti in lattice, anche se sono pochi i deputati che li utilizzano.
Chiuse le porte secondarie dell’aula di Montecitorio da dove, di tanto in tanto, alcuni parlamentari sgattaiolavano all’interno dell’aula per votare, evitando l’ingresso principale. Un clima per nulla disteso ma calmo, di calma piatta virgola e di silenzio, all’interno di un Parlamento quasi irriconoscibile.
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