Togo – Una grande amicizia, diretto da Ericson Core con Willem Dafoe nel ruolo di Leonhard Seppala, esperto addestratore di cani da slitta e musher, è uno dei primi film originali disponibili sulla piattaforma streaming Disney+, che debutta proprio in questi giorni anche nel nostro Paese.
Il film Togo – Una grande amicizia mette in scena l’incredibile storia vera del cane da slitta che nel 1925 riuscì ad impedire la diffusione della difterite in una piccola cittadina dell’Alaska, rifornendo i suoi abitanti del vaccino necessario per combattere la malattia. Ecco la nostra recensione del film disponibile su Disney+.
La vicenda (reale) narrata in Togo è oggi conosciuta come la Corsa del siero a Nome (in Alaska) o come la Grande Corsa della Misericordia. Alcune squadre di cani da slitta permisero nel 1925 il trasporto del siero di antitossina difterite in condizioni climatiche estremamente difficili per oltre 700 miglia, salvando così la città di Nome da un’epidemia pericolosissima. Al netto della storia, è chiaro che in un film che ha come protagonista un cane l’unica cosa che non è possibile sbagliare è la scelta cane. A tutto il resto c’è rimedio. Fortunatamente il cane di Togo – Una grande amicizia è perfetto, come altrettanto intelligente è la scelta di chiamare un attore versatile come Willem Dafoe, uno che in carriera ha interpretato davvero di tutto, per seguire il suo protagonista a quattro zampe senza imporsi troppo sulla narrazione. E il risultato è proprio questo: Togo tira la slitta e Leonhard Seppala, l’addestratore interpretato da Dafoe, gli sta dietro.
Se fino ad oggi era stato Balto l’unico cane a prendersi il merito della vicenda, perché fu la sua slitta a coprire l’ultimo tratto della staffetta (l’animale fu protagonista negli anni ‘90 di un famosissimo cartone animato della Amblimation distribuito dalla Universal), adesso il nuovo film Disney vuole celebrare il vero eroe di quella storia. A dirigere Togo c’è un direttore della fotografia al suo debutto alla regia (che, ovviamente, anche per questo suo lungometraggio, cura la fotografia). Ed è anche per questo che si evince una straordinaria passione per i grandi scenari, per le tempeste, per le riprese in controluce. Tutto l’impianto cromatico del film serve a sottolineare il tono di ogni scena. Se è chiaro che da un film come questo non ci si possa aspettare nulla di particolarmente audace o significativo, senza dubbio Togo, nel raccontare la storia di questo cane riottoso ed indisciplinato che invece si rivela incredibilmente più adatto degli altri, ha comunque il merito di svolgere bene il suo compito.
Il tema di fondo è sempre lo stesso: l’outsider che fino a poco tempo prima veniva considerato incapace di fare determinate cose, si rivela improvvisamente migliore di tutti gli altri, obbedienti e performanti. È la classica definizione americana di eroe, valida per gli esseri umani come per i cani. Ericson Core lo sa bene e la sua regia non ha nessuna velleità artistica, ma è mossa solo dal desiderio di confezionare un prodotto classico e tradizionale. E non per questo meno curato ed efficace di altri.
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