Il sindaco di Bergamo Gori: “Il sistema non è solido come quelli di Veneto ed Emilia. La Lombardia sta mostrando i suoi limiti. Entro il fine settimana pronto il nuovo presidio da campo costruito dagli Alpini”
“Dobbiamo tenere stretti i bulloni, in qualità di sindaco di Bergamo posso dire per la sanità lombarda è una prova inimmaginabile. Con estrema fatica i presidi reggono”. Così Giorgio Gori in un’intervista rilasciata a Il Messaggero. Da settimane è sotto pressione da primo cittadino del luogo che ha registrato maggiori decessi da virus, specie tra gli anziani. Ma aggiunge. “I limiti maggiori emergono nella sanità di territorio, che in Lombardia – nonostante gli sforzi che tutti stiamo facendo – non è solida come quella di Veneto ed Emilia Romagna”. E chiosa: “Purtroppo ora ne abbiamo la prova”.
Ed è una constatazione amara, perché deriva dal fatto che “la rete dei medici di medicina generale, primo baluardo contro il contagio, è falcidiata dalla malattia”, 140 casi su 800. La reazione è però avvenuta “con l’impiego delle guardie mediche, dei giovani neolaureati, dei medici volontari” e ora si punta sul nuovo ospedale da campo in Fiera. Secondo Gori “sarà pronto entro venerdì” e ci lavoreranno “tra gli altri, i medici di Emergency e forse un gruppo di dottori russi”.
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Il sindaco di Bergamo è tornato anche sulla gara di Champions League tra Atalanta e Valencia, indicata da molti come la “gara 0” del contagio. “La partita era una bomba biologica. A quel tempo non sapevamo cosa stesse succedendo. Il primo paziente in Italia era il 23 febbraio. Se il virus era già in circolazione, i quarantamila fan che andarono allo stadio di San Siro erano infetti”.
“Nessuno sapeva che il virus stesse già circolando tra noi – aggiunge il primo cittadino del capoluogo di provincia lombardo -. Molti hanno guardato la partita in gruppo e ci sono stati molti contatti quella notte. Il virus è stato trasmesso dall’uno all’altro”. Poi Gori chiarisce. “La partita non è stata la sola causa però, perché la scintilla vera e propria c’è stata nell’ospedale di Alzano Lombardo, con un paziente con polmonite non riconosciuta e che ha infettato pazienti, medici e infermieri. Questo è stato il fulcro dell’epidemia”. Certo è che dopo il match dell’ex Coppa dei Campioni ci sono stati i casi di positività del 35% dei componenti del club iberico (Garay, Gayà, Mangala e gli altri rimasti anonimi), di Sportiello e di Enrique Mateu, giornalista volato a Milano e che è stato dimesso soltanto pochi giorni fa, dopo quasi un mese trascorso in ospedale.
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