Il ministro dello sviluppo economico motiva la decisione di chiudere. “Nessuna pressione da Confindustria, pensiamo a decreto crescita bis e sblocco cantieri”, dichiara Patuanelli.
L’Italia si avvia a vivere una nuova stretta per cercare di contenere al minimo la diffusione del Coronavirus. In particolare è il settore delle industrie e della produttività a subire un netto e brusco stop. I prossimi giorni vedranno chiudere diverse fabbriche, che non operano nei settori che prevedono la produzione dei beni di prima necessità. E se il ministro Francesco Boccia ha sottolineato la pericolosità del decreto, il “collega” Stefano Patuanelli ha fatto capire che è inevitabile agire in questo modo, per il bene di tutto il Paese.
Il ministro dello sviluppo economico ha ribadito il concetto in un’intervista apparsa stamani su Repubblica. “L’Italia è diventata un modello di riferimento per gli altri Paesi che stanno adottando le nostre stesse misure. Quando abbiamo chiuso le scuole ci osservavano con diffidenza, adesso lo stanno facendo tutti“. Quando gli viene chiesto se le misure sono state prese troppo tardi, Patuanelli risponde così. “Ci basiamo sul confronto quotidiano che abbiamo con il comitato tecnico scientifico e con l’istituto superiore di sanità. Le misure sono arrivate nei tempi dettati da questo confronto“.
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La chiusura secondo Patuanelli
Si è parlato anche dell’ipotesi di uno sciopero generale, annunciato dalle principali sigle sindacali. Patuanelli risponde così alla minaccia resa nota nelle scorse ore. “Abbiamo analizzato le richieste e siamo giunti ad una sintesi soddisfacente. A guidarci sono il principio di precauzione e la tutela della salute pubblica“. Il ministro nega anche le presunte pressioni di Confindustria, “anche perché c’è un grandissimo senso di responsabilità di tutti i settori produttivi e dei singoli imprenditori“.
Ma la domanda, a questo punto, è più che legittima: chi deve chiudere? Patuanelli risponde così: “Tutta la metallurgia, tutta la fabbricazione di prodotti di metallo. Della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica — che conta 24 codici — ne resta aperto solo uno“. Il ministro motiva anche la chiusura su scala nazionale, anche in zone d’Italia poco colpite dal virus. “Per quanto non ci sia una curva tosi ripida come quella della Lombardia, per evitare di avere picchi di crescita è necessario agire ovunque“.
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Il Governo tira fuori il portafogli
In ogni caso, Patuanelli ha fatto capire che c’è ancora qualche ora prima che il decreto diventi operativo. Fino a domani, infatti, le fabbriche potranno ancora aprire, prima di chiudere i battenti. “Nei primi due giorni di questa settimana le aziende possono restare aperte per predisporre la chiusura, che deve avvenire comunque entro mercoledì mattina. La necessità di avvisare il Paese di quello che stavamo facendo segue un principio di trasparenza e chiarezza che 11 presidente del Consiglio e il governo stanno mettendo al centro della loro azione“.
Ma di fronte a una situazione che diventa sempre più critica, il Governo non resta a guardare. E così Patuanelli rende note due misure che diventeranno operative nei prossimi giorni, per venire incontro a chi non fattura. “Nelle prossime settimane faremo due provvedimenti: uno guarda ad alcuni settori in cui dobbiamo prepararci a cogliere la ripresa delle attività. Dobbiamo pensare a un decreto crescita bis che contenga l’ecobonus al 120%, la banca pubblica degli Investimenti, lo sblocco dei cantieri sul modello Genova. Poi dovremo utilizzare altre risorse per continuare il percorso iniziato con il decreto da 25 miliardi“.
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E quando viene sottolineato l’impegno della Germania per 822 miliardi, Patuanelli risponde così: “Quelli della Germania sono legati a provvedimenti futuri di leva finanziaria. Il nostro decreto ha una leva finanziaria da 340 miliardi e come ho detto non sarà l’ultimo“. L’intervista al ministro si chiude parlando di Alitalia. “Abbiamo previsto la costituzione di una newco a partecipazione pubblica che possa in questo momento garantire un perimetro aziendale limitato alle attuali attività. Alitalia potrà garantire i servizi che oggi sta fornendo ed essere pronta a conquistare fette di mercato, A novembre un’Alitalia in difficoltà si confmntava con giganti, oggi ripartire con una newco a controllo pubblico potrà darci un vantaggio quando il mercato riaprirà“.