Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia godono di un miglioramento della qualità dell’aria. “Presenza di biossido di azoto dimezzata a marzo”, rende noto l’Ispra.
Quando si parla degli effetti del Coronavirus, in questo momento si riesce a vedere solo nero. E non potrebbe essere altrimenti, visto che arrivano notizie sempre più gravi e luttuose, in Italia e nel resto del mondo. Il numero dei contagiati e delle vittime cresce a vista d’occhio giorno dopo giorno. E per contrastare l’avanzata del virus si tende a ridurre al minimo la vita sociale, con tanto di chiusure di attività lavorative, come nel caso dell’ultimo decreto del Governo italiano. Ma arrivano buone notizie almeno sul piano ambientale.
E il caso della Pianura Padana è uno di quelli da cui si può trarre giovamento e qualche buona indicazione. Nella distesa che di fatto si estende per gran parte del Nord Italia, infatti, si sta verificando quanto è avvenuto in Cina nei mesi scorsi. Si parla infatti di un netto calo dell’inquinamento per gran parte della Pianura Padana. In particolare si sottolinea un abbattimento del livello di biossido di azoto, una molecola a dir poco dannosa per le coltivazioni. E così dalla Lombardia all’Emilia Romagna, passando per il Friuli Venezia Giulia, si torna a respirare quasi a pieni polmoni.
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Partiamo dal dato generale della Pianura Padana, reso noto da uno studio condotto dall’Ispra. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale ha posto l’accento proprio sul calo delle polveri nell’aria. “L’andamento dei valori mediani evidenzia una progressiva riduzione dell’inquinamento diffuso in quest’area: si è passati da quantità comprese tra 26 – 40 microgrammi per metro cubo di febbraio a 10 – 25 microg/m3 nel mese di marzo, con una riduzione dell’ordine del 50%, in accordo con la analisi condotta dal servizio europeo Copernicus-Cams“.
Si passa poi all’analisi dei singoli casi. Come quello della Lombardia, regione in cui le restrizioni sono più severe e durature, sebbene ristrette inizialmente a una zona limitata. L’Ispra rivela che in questa regione “si nota una variazione dei valori mediani meno marcata rispetto a quella generale della Pianura Padana: da 26-45 microg/m3 in febbraio a 13-28 microg/m3 in quello di marzo. La riduzione è dell’ordine del 40%“. Ma come si può ben immaginare, non è l’unica regione d’Italia in cui si hanno effetti positivi per la qualità dell’aria.
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“In Emilia-Romagna – prosegue lo studio – i valori mediani sono inclusi in un intervallo più ampio, passando da 20-31 microg/m3 in febbraio, a 7-20 microg/m3 in marzo. Con una riduzione dell’ordine del 50%” prosegue la nota. Il dato dell’Emilia-Romagna mette in evidenza l’anomalia registrata tra il 14-15 ed il 16 -17 marzo, quando si è assistito a una ripresa di elevate concentrazioni di NO2 (mediana da 12 a 16 microg/m3), nonostante la sussistenza di estese misure di limitazione della mobilità. A conferma della complessa dinamica dell’inquinamento atmosferico, che risente di fattori meteorologici, emissivi ed orografici“.
L’ultimo passaggio riguarda un’altra regione toccata dalla Pianura Padana, anche se qui i casi sono stati meno massicci. Parliamo del Friuli Venezia Giulia, altra zona del nostro Paese in cui la qualità dell’aria è nettamente migliorata. “In Friuli-Venezia Giulia emerge l’effetto della marcata differenza tra concentrazione osservata l’11 marzo (10-20 microg/m3, primo e terzo quartile) e concentrazione attesa (50-70 microg/m3)“.
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