Alcune regioni parlano di dati in lieve regresso e di risultati concreti. Ma non è la prima volta che gli ospedali interpretano un dato positivo che potrebbe anche preludere a un nuovo aggravamento. “Occorre tenere i piedi per terra e restare molto cauti” dice il commissario Borrelli.
I dati
Dati sostanzialmente immutati rispetto alla giornata di ieri, tuttavia con un leggero calo sostanziale di alcuni dati sensibili di regione in Regione, in particolare in Lombardia e in Piemonte.
L’Italia ha superato 50mila malati, 3.780 più di ieri (complessivamente 50.418), con un incremento rispetto a ieri di 3.780: domenica l’incremento era stato di 3.957. Il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 63.927. Il regresso, anche se di poche decine di persone c’è.
Le vittime sono più di 6mila (6.077), 601 in più di ieri. Un dato sempre drammatico, ma in leggera flessione rispetto alla giornata di ieri.
Trend in calo in Lombardia
L’Assessore Gallera esprime un sorriso tirato: “Non possiamo né cantare vittoria né rilassarci ma la tendenza è a un lento e graduale miglioramento. Oggi contiamo 28.761 contagiati, 1.555 rispetto che rappresentano un centinaio di persone in meno rispetto a ieri ma soprattutto siamo quasi alla metà dei vasi riscontrati sabato. Scendono i ricoverati 9266: ieri erano 173 in più, una controtendenza davvero significativa. In compenso il numero di pazienti in terapia intensiva è di 1750, il doppio rispetto solo al 19 febbraio. Il che significa che da una parte il contagio rallenta ma che la malattia resta estremamente aggressiva”.
Il numero di decessi resta purtroppo drammatico: in Lombardia le persone dichiarate morte sono 320. Ieri c’era stato un aumento di 1.691 casi, mentre i morti erano stati 361.
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Il paziente #1
Nel corso della conferenza stampa della Regione Lombardia, l’ospite a sorpresa è un testimonial formidabile, Mattia, il Paziente #1: “Per diciotto giorni sono stato in terapia intensiva, intubato… poi ho fatto la cosa più bella del mondo e sono tornato a respirare: devo ringraziare i miei medici di avermi fatto tornare a vivere. Ora chiedo solo silenzio e il rispetto della privacy mia e della mia famiglia perché vogliamo tornare alla nostra famiglia. Da questa malattia si può guarire, ma la cosa fondamentale è non ammalarsi: e l’unico modo è stare in casa, protetti e senza correre rischi”. Mattia, che nel frattempo a causa della malattia ha perso suo padre, era collegato via Facebook dopo essere stato dimesso dal San Matteo di Pavia.
Test dell’Avigan
Anche la Lombardia ha acquisito un certo quantitativo di Avigan, il farmaco che in Giappone sembra avere dato ottimi risultati e che molti vorrebbero potere utilizzare anche qui, anche se in Europa non ha alcuna licenza. Nel corso della conferenza stampa della Lombardia l’assessore Gallera ha confermato che il ministro speranza ha dato l’OK ai test che in Lombardia cominceranno immediatamente. L’Avigan da ieri è in sperimentazione anche in Veneto.
Piemonte, una luce nel tunnel
L’assessore regionale alla Sanità del Piemonte Luigi Icardi semina un po’ di speanza: “C’è un rallentamento progressivo del numero dei casi che fa ben sperare. All’inizio dell’emergenza il raddoppio dei contagi era a 2,2 giorni, oggi siamo a 5,1 giorni e se i dati proseguiranno in questo senso inizieremo a vedere la luce”.
In linea i dati dell’Emilia Romagna: I casi sono aumentati a 8.535 casi di positività in Emilia-Romagna, 980 più di ieri con 423 guariti, 74 in più rispetto a ieri con 892 decessi, 76 in più sempre con un’età media molto alta”.