Il sindaco di Bergamo scrive una lettera per far leva sui sentimenti dei suoi concittadini. “Siamo in guerra, ma dobbiamo pensare a come ripartire quando tutto sarà finito”, scrive Giorgio Gori.
La città di Bergamo prosegue nella sua corsa contro il tempo e contro il Coronavirus. Ogni giorno il capoluogo orobico si confronta con una realtà che è sempre più dolorosa e agghiacciante. I freddi numeri danno già una misura di ciò che sta accadendo in una delle città più colpite dal virus. E anche le scene delle camionette dell’esercito che trasportano le salme fuori dalla città, in cerca di una sepoltura decente, sono il ritratto che completa questo quadro desolante. A questo si aggiungono le parole di Giorgio Gori, arrivate questa mattina.
Il sindaco di Bergamo è stato intervistato per l’edizione odierna de La Stampa. Giorgio Gori ha fatto capire di essere d’accordo con le ultime misure. Sia quelle prese dal Governo nazionale, che quelle annunciate e messe in atto dal governatore della Lombardia, Attilio Fontana. “Siamo in mezzo alla guerra. È giusto chiudere tutto“, ha dichiarato Gori, in preda al dolore per ciò che sta accadendo nella sua città. Lo sfogo del primo cittadino bergamasco è racchiuso in una lettera pubblicata proprio a corredo dell’intervista per il quotidiano torinese.
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Giorgio Gori ha fatto capire che è necessario prendere delle misure che siano severe e necessarie per garantire l’ordine e la sicurezza degli italiani. Anche perchè nella sua Bergamo, la situazione fatica a non peggiorare. “Al momento riteniamo che l’adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l’unica soluzione per una tragedia che sembra oggi non avere fine. La nostra provincia in questi giorni sta vedendo morire tanti uomini e donne e cancellare intere generazioni, senza nemmeno poter dare loro un degno saluto“.
“Il problema – prosegue Giorgio Gori – è capire quali fili si possono tagliare e quali no. E poi naturalmente bisogna già pensare a ripartire quando finalmente questa tragedia sarà finita. I segnali dall’Europa sono molto importanti“. Gori svela anche quali sono i gesti che lo hanno commosso, in questi giorni difficili. “Le impiegate delle biblioteche comunali, che sono ovviamente chiuse, si sono inventate di leggere le favole, poi postano i video su facebook. È la vita che va avanti“.
Infine Giorgio Gori lancia un messaggio alla sua gente. La reazione da parte dei cittadini di Bergamo commuove e inorgoglisce il primo cittadino, il quale sottolinea il carattere forte e mai domo dei suoi concittadini. “Sono contento, anzi orgoglioso della risposta dei bergamaschi. Ci sono più di seicento volontari che aiutano chi ha bisogno, infinite manifestazioni di solidarietà, imprese che si sono messe a produrre mascherine e le hanno regalate“.
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